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| Umberto Eco è un noto saggista, che si è cimentato qualche volta anche nel campo della narrativa. La caratteristica che balza principalmente all'occhio è l'intreccio di vero, verosimile e finzione in tutti i suoi romanzi. In particolare in Baudolino questo carattere è predominante, in quanto il protagonista ha la capacità di creare la storia con la sua immaginazione. La sua vita di giovinetto nella campagna piemontese ha una brusca virata quando incontra l'imperatore Federico Barbarossa, che lo porta con sé e lo cresce come se fosse un figlio suo, colpito dai suoi modi e dal suo essere un bugiardo spudorato. Ma Baudolino non è un bugiardo come gli altri, perché lui si trova a vivere gli eventi principali del medioevo in prima persona, recitando sempre un ruolo da protagonista e, molto spesso, indirizzando gli eventi con i suoi stratagemmi. E dopo la vita parigina dedicata agli studi nella neonata Università si trova al fianco dell'imperatore nella lotta contro i comuni, che lo vede implicato anche contro la nuova città che i conterranei di Baudolino hanno creato. Le vicende di Baudolino poi si spostano nell'Oriente, a Bisanzio, in Terrasanta, alla ricerca del Prete Giovanni e del suo regno, pieno di fantastiche creature mai viste, cercando la suprema reliquia, il Gradale, che poi Baudolino consegna nelle mani di Federico.
Il romanzo, di gradevole lettura, è molto stimolante e stuzzica a cercare quei particolari storici reali o verosimili inseriti nella narrazione, che risulta come una contaminatio di vari generi letterari, dai primi documenti in volgare fino ai cicli delle varie chansons de geste, con similitudini con le raccolte di novelle tipo il Novellino o le orientali Mille e una notte, passando anche per le cronache di viaggio descritte da Marco Polo ne il Milione.
Consiglio a tutti la lettura di questo libro, che anche nella sua lunghezza riesce ad appassionare il lettore alla vicenda narrata, stimolando la curiosità verso gli avvenimenti storici presenti nel romanzo.
Edited by Morris - 6/9/2015, 17:21
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