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B_NORM    
view post Posted on 21/11/2017, 17:15 by: MorrisReply
Di sicuro né Alan Turing né Ray Bradbury si sarebbero mai aspettati che il principio dell'effetto farfalla si sarebbe verificato in seguito al goal di Johansson al 61° minuto di Svezia-Italia. Era il 10 novembre scorso, poco più di una decina di giorni sono passati da allora, ma di cose ne sono accadute tante. C'è stato innanzitutto l'incontro di ritorno giocato il 13 a Milano, il cui risultato di 0-0 ha sancito ufficialmente l'esclusione della nazionale italiana dal campionato mondiale in Russia del prossimo anno. E da lì, di conseguenza, seguendo l'effetto farfalla (o effetto domino, se preferite) sono partiti una serie di eventi. Primo fra tutti, l'autoesclusione dei cosidetti senatori del gruppo (Buffon, De Rossi, Barzagli e Chiellini), che hanno annunciato il loro addio alla maglia azzurra, quindi l'assalto al Palazzo in cerca di teste da tagliare. La prima, come è ovvio che fosse, quella del tecnico Gian Piero Ventura, primo colpevole del fallimento, seguita a ruota da quella del presidente federale Carlo Tavecchio. Ventura ha fatto sostanzialmente spallucce, rifiutando di dimettersi (cosa che avrebbe comportato la rinuncia a sette mesi di emolumenti, circa 700.000-800.000 €), preferendo aspettare di essere di cacciato da Tavecchio. Quest'ultimo, dal canto suo, ha pensato inizialmente di scaricare tutta la colpa sul commissario tecnico, cercando di salvare la propria posizione. Una volta resosi conto della mancanza di appigli possibili, Tavecchio ha preferito dimettersi piuttosto che vedersi sfiduciato nel consiglio federale.
Cosa viene adesso? I nemici di Tavecchio, quelli sconfitti nel corso di due elezioni, sono tornati alla carica, iniziando il consueto ballo sulla tomba del presidente dimissionario. Gli avvoltoi hanno cominciato a girare vorticosamente sulla poltrona di presidente, cercando l'attimo giusto per potercisi accomodare. E in mezzo al gaudio magno generale sono fioccate le prime proposte da parte di chi l'aveva detto da subito che bisognava resettare il movimento. Ed è uscito fuori il nome del senatore Franco Carraro. Oltre alla carica di sindaco di Roma (1989-1993) e di ministro del turismo dei governi Goria, De Mita e Andreotti VI tra il 1987 e il 1990, Carraro è stato presidente della federazione in tre differenti periodi: 1976-1978, 1986-1987 (commissario straordinario) e 2001-2006; per tre volte è stato anche a capo della Lega di A e B: 1973-1976, 1977-1978 (commissario straordinario) e 1997-2001. È stato inoltre presidente del Milan dal 1967 al 1971 ed ha ricoperto numerose altre cariche nella FIGC e nella UEFA. Non esattamente una figura di homo novus né tanto meno un resettatore, considerando che ha chiuso con il calcio in seguito alle sue dimissioni da presidente federale quando nel 2006 scoppiò il caso Calciopoli. In sostanza forse l'uomo meno indicato per far ripartire il movimento.

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Calcio,
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Comments: 0 | Views: 52Last Post by: Morris (21/11/2017, 17:15)
 

B_NORM    
view post Posted on 19/6/2015, 15:58 by: MorrisReply
Il calcio è uno degli sport più affascinanti del mondo, di certo il più seguito, anche e soprattutto per una sua regola fondamentale: le partite non sono mai scontate. Come in tutti gli sport di squadra, esistono diversi livelli di forza che caratterizzano i rapporti tra le varie compagini, con alcune che sono migliori di altre, anche con un gran margine di differenza. Solitamente questo margine di differenza fa sì che la squadra più forte sia pronosticata come favorita, cosa che, a differenza di quanto avviene negli altri sport, non si trasforma in realtà. Negli sport di squadra, quanto più è ampia la differenza di forza tra le due squadre, tanto più è probabile che la più forte prevalga, ma nel calcio questo succede molto meno frequentemente, anche se, ovviamente, succede comunque nella stragrande maggioranza dei casi. Il tutto nasce dall'importanza che riveste la tattica in questo sport. Una squadra ben disposta in campo è in grado di poter bloccare una squadra sulla carta superiore per potenzialità dei singoli giocatori. Nel corso del tempo, questo concetto è giunto all'esasperazione, tanto che le partite sono diventate più veloci ed allo stesso tempo più bloccate. Più che contare sull'estro dei singoli, si tende a giocare come una vera e propria partita a scacchi tra i due allenatori. Per questo i giocatori hanno dei movimenti molto standardizzati che possono essere controllati con un attento studio nella preparazione della partita, ed è sempre per questo che si assiste a partite fatte di continui passaggi (per lo più in orizzontale, molto spesso anche all'indietro) e alla quasi sparizione di quello che è il sale del calcio: il dribbling.
Oggi si tende ad arrivare nei pressi della porta avversaria con una manovra che avvolga gli avversari e li costringa a sguarnire una fascia o ad aprire un buco al centro, mediante una rete di passaggi il più possibile certi. Difficilmente si prova il passaggio insicuro, che, complice la difesa alta e il pressing avversario, potrebbe causare grossi pericoli in caso di palla persa. Si tende quindi ad avvicinarsi in massa all'area avversaria e a cercare la superiorità numerica con i lanci lunghi a scavalcare gli avversari, i passaggi filtranti in velocità e le triangolazioni veloci sulle fasce. Non si cerca più (anche perché sembra che rispetto al passato ci siano molti meno giocatori in grado di farlo) di creare la superiorità con il dribbling, è raro vedere qualcuno provare ad incunearsi tra i difensori avversari per provare a tirare in porta. Ormai anche il classico fantasista o l'ala, i giocatori tecnicamente più talentuosi, provano di rado questa soluzione, dal momento che anche loro hanno delle zone di campo da coprire sia in fase di possesso che di non possesso, quindi hanno un dispendio di energie maggiore che non consente loro di giocare una partita fatta di scatti per sorprendere gli avversari. E così ci troviamo ad assistere a partite di un tatticismo esasperato che solo l'errore dell'avversario (piuttosto che una propria prodezza) consente di sbloccare. Nonostante la sempre crescente mole di partite che si giocano e che sono disponibili per la visione televisiva, lo spettacolo scema considerevolmente rispetto al passato.

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Calcio,
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Comments: 0 | Views: 74Last Post by: Morris (19/6/2015, 15:58)
 

B_NORM    
view post Posted on 18/3/2014, 12:12 by: MorrisReply
Il calcio è uno degli sport più amati e seguiti e, proprio per questo, uno dei più discussi e chiacchierati in tv, sui giornali e sul web. E purtroppo il nostro paese negli ultimi anni si sta distinguendo per alcuni episodi osceni che si ripetono ormai sistematicamente. Anche se viene da pensare che c'è di peggio, pensando agli incidenti e agli scontri tra opposte tifoserie che funestano il Sudamerica, questo non sminuisce certo la gravità di quanto avviene negli stadi italiani (nei quali occasionalmente avvengono anche degli scontri). In Italia ormai sembra una prassi consolidata quella dei cori e degli striscioni che invece di sostenere la propria squadra tendono a denigrare e ad offendere gli avversari e i loro tifosi. E in questo non rientra il tipico sfottò di sapore puramente italico, patria della satira più pungente (un esempio su tutti il napoletanissimo "Giulietta è 'na zoccola" indirizzato dai tifosi del Napoli ad una delle storiche rivali, l'Hellas Verona), che invece è in un certo senso il sale del calcio nostrano, ma quegli striscioni e quei cori che nulla hanno a che vedere con il campo e che sono privi di qualsiasi senso d'umorismo bonario. Augurare eruzioni vulcaniche, ricordare tragedie del passato come evocazioni positive, tipo lo schianto di Superga o il crollo dell'Heysel, per non parlare poi dei cori razzisti, sono tutte cose che non hanno niente a che vedere con il calcio e lo sport in generale. Il pubblico di un incontro è presente per assistere alla partita e per infondere coraggio e determinazione ai propri giocatori, non a caso si parla di tifosi e sostenitori. Peraltro c'è da dire che l'effetto maggiore si ha quando si sostiene in maniera positiva la propria squadra, infondendo una sorta di inferiorità psicologica nella squadra ospite. Per citare degli esempi eclatanti, non è possibile dimenticare la cavalcata trionfale della Francia di Zidane nel mondiale del 1998, con lo stadio di Saint-Denis che cantava ad una voce La Marseillaise, oppure la sensazione che provano gli avversari quando nell'Anfield Road di Liverpool risuonano le strofe di You never walk alone. Sono queste le cose di grande impatto, non i cori e gli striscioni beceri che ci accompagnano settimanalmente. L'unico risultato che ottengono queste manifestazioni di pura idiozia è quella di danneggiare la propria squadra con multe e spesso con la penalizzazione di giocare in casa senza l'apporto del pubblico. Purtroppo, anche se potrebbe sembrare ingiusto verso chi allo stadio si comporta come dovrebbe, per cacciare via queste frange la soluzione è solo quella del pugno di ferro, cioè squalificare il campo costringendo le squadre a giocare senza pubblico.

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Calcio,
Camera con vista
Comments: 0 | Views: 51Last Post by: Morris (18/3/2014, 12:12)
 

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