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8/10 13:58: Morris in Alla ricerca della balena bianca



B_NORM    
view post Posted on 21/6/2014, 16:29 by: MorrisReply
Nel corso degli articoli precedenti c'è stata l'analisi delle prospettive del documentario come documento storico, tenendo presente che oggi il documentario storico è soprattutto televisivo. L’avvento della televisione ha modificato, infatti, la realizzazione di filmati che si occupassero di storia. Trasmissioni televisive come La Grande Storia o Appuntamento con la Storia sono ormai entrate di pieno diritto nei palinsesti, e raggiungono percentuali di share invidiabili. Almeno in parte si è quindi realizzato il sogno di coloro che volevano usare il mezzo visivo a fini educativi e didattici. La storia del documentario è anche la storia dei cinegiornali o dei filmati di propaganda, ugualmente utili a scoprire la faccia ufficiale della storia. Si è visto come la propaganda possa falsare la realtà con filmati costruiti ad arte.
Anche il cinema di fiction può essere di valido aiuto a ricostruire la storia, ma soprattutto è evidente qual è in questo campo la maggiore forza del cinema: il potere evocativo. E questo dovrebbe essere il primo dei motivi per i quali un documentario debba essere considerato un documento storico. Ci sono alcune cose che i libri non possono spiegare appieno: dire per esempio che il fascismo aveva molto seguito in Italia non ha la stessa forza delle immagini di folla osannante ai discorsi del duce: l’impatto è molto più forte e completo.
Con l'avvento della trasmissione digitale, il mercato televisivo si è ampliato a dismisura: mentre prima un segnale analogico aveva bisogno di molta banda per poter trasmettere un canale, con il segnale digitale è possibile un notevole risparmio, che consente quindi una maggiore disponibilità di canali. Questo ha portato in gran parte alla nascita dei canali tematici, ossia canali dedicati esclusivamente ad un particolare tema. E il servizio pubblico ha, tra le altre cose, ampliato la sua offerta con la creazione del canale Rai storia. Questo canale, unico nel suo genere, offre una trasmissione 24 ore su 24 di documentari, film storici, trasmissioni di approfondimento sulla Storia. Certo, se da un lato c'è la possibilità di vedere storia in tv a qualsiasi ora, questo presenta anche un rovescio della medaglia: con un canale interamente dedicato, la Storia è praticamente scomparsa dai palinsesti degli altri canali, cosa che ha in qualche modo contribuito alla perdita di successo dei programmi che erano stati lanciati inizialmente sulle reti principali. In ogni caso il canale è uno strumento importantissimo, dato che offre, unitamente all'offerta web della Rai, una possibilità pressoché infinita di indagine all'interno degli archivi della televisione di stato, che raccolgono peraltro anche i vecchi filmati del Luce e della Settimana Incom.

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Il documentario: un documento storico
Comments: 0 | Views: 57Last Post by: Morris (21/6/2014, 16:29)
 

B_NORM    
view post Posted on 19/6/2014, 14:15 by: MorrisReply
Nell’immediato secondo dopoguerra, il cinema italiano è privo dei più elementari mezzi tecnici, eppure vive il suo momento di massimo splendore. Quel tipo di cinema che viene definito Neorealismo, nasce dalla scelta di girare i film non più nei teatri di posa, ma per le strade, facendo muovere personaggi verosimili (con attori presi dalla strada) nella realtà incredibile che viveva l’Italia. Nascono così capolavori come Roma città aperta, Paisà, Ladri di biciclette, Sciuscià. Questi film, nonostante nascano come fiction hanno il loro valore storico: essi rappresentano infatti il vissuto di un popolo uscito sconfitto da una guerra, ma che ha conservato la sua dignità anche nei momenti più difficili. Sceneggiatori e registi come Cesare Zavattini, Sergio Amidei, Federico Fellini, Roberto Rossellini e Vittorio De Sica documentano la storia della rinascita del paese, partendo dalle trasformazioni in atto nella società. L’impatto più forte è però quello evocativo: Roma città aperta e Germania anno zero trasportano lo spettatore nella realtà della Roma e della Berlino di quegli anni meglio di quanto possano fare le parole.
Lo stesso discorso può valere per film come ‘O sole mio di Giacomo Gentilomo e Le quattro giornate di Napoli di Nanni Loy. Questi due film, il primo del 1945, a guerra appena terminata, e il secondo del 1962, sono le uniche testimonianze visive che riguardano quel particolare episodio della Resistenza. Dal film di Gentilomo furono estratte delle sequenze per inserirle nei documentari sulle quattro giornate, dato che le immagini erano delle riproduzioni di scene vissute poco tempo prima dagli stessi protagonisti. La genesi del film di Loy è chiaramente differente, visto che fu girato a quasi vent’anni dai fatti, ma ciononostante anch’esso presenta dei caratteri di documento, visto che si basa su ricostruzioni di episodi reali, vissuti da personaggi poco caratterizzati, onde non disperdere la coralità di un avvenimento che non vide protagonisti principali, ma vide come protagonista unico il popolo napoletano nel suo insieme. Anche Roberto Rossellini, l’iniziatore del Neorealismo, si dedica negli anni ’60 alla ricerca storica. Il risultato migliore della sua opera è La prise du pouvoir par Louis XIV, una ricostruzione storica in costume realizzata per la televisione francese.

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Il documentario: un documento storico
Comments: 0 | Views: 52Last Post by: Morris (19/6/2014, 14:15)
 

B_NORM    
view post Posted on 16/6/2014, 13:52 by: MorrisReply
Il problema dell’attendibilità delle fonti visive è sempre stato un freno al loro utilizzo come fonti storiche. Non è stato episodico l’uso di costruzioni storiche fatte grazie al cinema. Ad esempio, molti cinegiornali del Luce (e, successivamente, quelli della Settimana Incom) mostrano un paese dissimile da quello reale, non alterando la realtà, ma omettendone alcune parti. Anche questo però può essere d’aiuto nella ricerca storica: i documentari televisivi moderni sono in genere strutturati sulle immagini d’epoca, il contrasto che si evidenzia tra l’Italia ufficiale dei cinegiornali e l’Italia reale dei filmati censurati ci fa capire realmente le due facce della stessa medaglia.
Un altro caso è quello della costruzione di fatti storici mai avvenuti. Questo avviene per scopi propagandistici. Il primo falso è il famoso filmato che riprende il bombardamento dello Zeppelin su Londra, diffuso dai tedeschi durante la prima guerra mondiale. Il filmato in sé aveva un grande impatto visivo, ma la sua inattendibilità fu verificata immediatamente, dato che quello che il filmato mostrava era un fatto mai accaduto.
Un caso molto più controverso è quello riguardante un documentario della Combat Film che mostra il bombardamento degli anglo-americani su Pantelleria, avvenuto prima dello sbarco alleato sull’isola. Nel 1943, l’avamposto cadde dopo una strenua resistenza e un gran numero di bombardamenti, che però non registrarono molte vittime, in quanto i bersagli erano obiettivi militari concentrati sulla costa. Il borgo antico aveva quindi subito pochi danni. Quando però gli abitanti tornarono alle loro case, qualche giorno dopo lo sbarco alleato, trovarono il borgo completamente distrutto. I cinegiornali furono subito pieni delle immagini del bombardamento, ma i filmati girati al momento dello sbarco mostravano il centro intatto. Grazie a questi filmati si è potuto appurare che la distruzione avvenne dopo, e non prima dello sbarco. Tale ipotesi è suffragata anche dalle testimonianze oculari di alcuni abitanti dell’isola, che videro gli aerei alleati sganciare sacchi di sabbia sotto l’occhio delle cineprese. Inoltre, l’antico castello aragonese, l’unica costruzione rimasta in piedi, presentava chiari segni di lesioni all’interno e non all’esterno. Segno inequivocabile che la distruzione del borgo non era dovuta alle bombe, bensì a cariche di tritolo piazzate in punti strategici. Tutto questo fu creato per provocare un forte impatto sugli spettatori, riuscendo in effetti a sortire l’esito sperato. In questo caso però non è nel filmato il trucco, in quanto ciò che si vede è accaduto realmente, mentre è la realtà che è stata cambiata a favore delle cineprese.

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Il documentario: un documento storico
Comments: 0 | Views: 45Last Post by: Morris (16/6/2014, 13:52)
 

B_NORM    
view post Posted on 13/6/2014, 11:43 by: MorrisReply
Gli anni ’40 e ’50 segnano il periodo d’oro del documentario, arricchito dall’estro di tanti registi che segneranno il futuro del cinema: Roberto Rossellini, Luigi Comencini, Carlo Lizzani, Gillo Pontecorvo, Giuseppe Ferrara e tanti altri. Il documentario offrirà a questi cineasti l’opportunità di sperimentare le varie tecniche di ripresa che poi metteranno in atto anche nei propri film. Di grande importanza sono anche i documentari di Luigi Di Gianni e Vittorio De Seta. Entrambi questi autori, infatti, si dedicano alla scoperta di un Sud ancora misterioso e permeato di credenze religiose e magiche. Nel secondo dopoguerra c’è anche un’altra importantissima novità: nasce la televisione. Il nuovo mezzo si rivela subito più capace del cinema nel dare le informazioni, e quindi a poco a poco conquista l’esclusiva sulle notizie di attualità, di cronaca e di propaganda.
Il documentario cinematografico si avviò perciò verso un filone monografico: nascono così Giorni di gloria di De Santis e Visconti, Il delitto Matteotti e I fratelli Rosselli di Nelo Risi, Gramsci di Pietro Nelli e tanti altri. Questi filmati nacquero dall’esigenza molto sentita di ricordare la Resistenza, un periodo storico che agli italiani di allora era rimasto impresso e che non volevano se ne affievolisse il ricordo. Il documentario degli anni ’60 riuscì a cogliere alcune sfaccettature della realtà meglio di quanto avesse fatto il neorealismo, in particolare nella scoperta del sud Italia. Dopo quella fortunata stagione il documentario fu un po’ messo in disparte, complice anche il fatto che ormai non c’era più l’obbligo da parte degli esercenti di trasmettere i documentari in abbinamento ai film.
Un altro tipo di documentario fu quello storico-sociale, nel quale non si registravano solo le macerie, ma si andava alla scoperta del Sud. Il 4 dicembre 1949 Carlo Lizzani gira Nel Mezzogiorno qualcosa è cambiato, dove riprende le manifestazioni nelle varie città del Sud, organizzate dalle associazioni di contadini e operai in seguito alla grande affermazione elettorale della DC alle prime elezioni repubblicane. Differente è il percorso che porta Luigi Di Gianni e Ernesto De Martino nel 1958 ad Albano di Lucania. De Martino è uno studioso di tradizioni e riti magici delle popolazioni del sud Italia, che nel suo libro Sud e magia ha studiato il fenomeno del tarantismo in Lucania e in Puglia. E in una Basilicata isolata dal resto del mondo e chiusa nei suoi riti e nelle sue tradizioni, Di Gianni realizza Magia lucana e Nascita e morte nel meridione, quest’ultimo girato ad Avigliano, altro poverissimo paese della Basilicata. Questi due documentari furono girati con una pianificazione precedente, si voleva scoprire quello che era un mondo nuovo, un mondo fatto di riti antichi e consolidati.

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Il documentario: un documento storico
Comments: 0 | Views: 47Last Post by: Morris (13/6/2014, 11:43)
 

B_NORM    
view post Posted on 10/6/2014, 10:07 by: MorrisReply
I regimi dittatoriali del novecento hanno dato una grande importanza allo sviluppo della cinematografia, sia come strumento di propaganda che come strumento didattico. In particolar modo Mussolini teneva allo sviluppo dello strumento cinematografico come ausilio all’insegnamento scolastico. L’importanza del cinema come mezzo di propaganda politica è sicuramente grande: falliti i tentativi del Reich di portare sotto la propria ala un nome come quello di Fritz Lang, che, come molti registi tedeschi, preferì la democratica America al regime nazista, Goebbels affidò a Leni Riefensthal il compito di esaltare il regime sullo schermo. Così vedono la luce Il trionfo della volontà, nel quale viene illustrato il grande apparato del congresso di Norimberga, e soprattutto Olympia, epopea delle olimpiadi di Berlino del 1936, dove i protagonisti sono sì gli atleti, ma la Riefensthal riserva un posto di rilievo anche ad Hitler in tribuna, quasi a stabilire un parallelo tra il vigore degli atleti e il capo di un popolo che sulla retorica della potenza ha impostato la sua politica.
In Italia già negli anni ’10 esistevano i venerdì artistici, nei quali venivano organizzate proiezioni di documentari. Con l’avvento del fascismo, il regime, e in particolar modo Mussolini, si pose il problema della penuria di sale cinematografiche. Vennero così organizzati i cinema ambulanti, finanziati dalle società assicurative nazionali e dall’Opera Nazionale Combattenti. Si riuscì a diffondere così quello che doveva essere uno dei maggiori strumenti d’informazione (e soprattutto di propaganda) del regime: il cinegiornale. Nel biennio 1925-26, con decreti legge del 5 novembre e del 3 aprile L’Unione per la Cinematografia Educativa (LUCE) diventa Istituto nazionale Luce, la cui direzione è affidata a Luciano De Feo. Sarà proprio il Luce a produrre i cinegiornali da distribuire nelle sale, dove per decreto legge del 1926 dovranno essere proiettati prima di ogni spettacolo. Mentre alla sua nascita il Luce produceva solo filmati educativi, in seguito diventò il maggiore strumento della propaganda. Attraverso i suoi filmati, il regime crea intorno a sé un’aura imperiale ricalcando lo stile dell’antica Roma augustea.
I primi documentari raccontano la trasformazione dell’Italia da nazione a Impero, sotto la spinta della modernizzazione industriale e agricola voluta dallo Stato. Le strutture portanti di questi documenti sono ripetute ed evidenziate, con lo scopo di costruire una mitologia mussoliniana ed ergere il duce al ruolo di divo supremo. Viene seguita la trasformazione della società fascista, dalle battaglie rurali alla presa del potere e alle pretese imperiali. Il linguaggio viene modificato secondo i casi, e le notizie vengono disposte secondo un ordine preciso. Una grande evidenza è data alle imprese sportive, segno di vanto e supremazia dell’Italia.

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Il documentario: un documento storico
Comments: 0 | Views: 44Last Post by: Morris (10/6/2014, 10:07)
 

B_NORM    
view post Posted on 6/6/2014, 11:41 by: MorrisReply
Lo spettacolo che si presentò agli occhi degli spettatori, in un salone del Grand Café al numero 14 di Boulevard des Capucines il 28 dicembre 1895, segna l’inizio dell’epopea del cinema. Ma cos’erano le immagini in movimento del Cinematografo inventato da Louis e Auguste Lumière? In quei filmati si offriva agli occhi stupiti dei presenti l’arrivo di un treno in una stazione, l’uscita degli operai da una fabbrica e immagini simili. Cosa sono questi primi passi del cinema se non dei documentari? Si può affermare questo perché nelle pellicole dei Lumière non v’era null’altro che la rappresentazione della realtà attraverso il loro magico strumento. Il cinema nasce quindi come rappresentazione della realtà e possibilità di conoscere, attraverso le immagini, luoghi lontani. Il documentario, nel senso in cui lo intendiamo oggi, nasce però con l’opera di Dziga Vertov, Robert Flaherty e Joris Ivens.
Vertov costruisce i suoi filmati senza una manipolazione preventiva, il suo scopo è quello di riprendere la realtà e gli uomini sul fatto, Flaherty si dedica al documentario di viaggio. Famosa è l’opera principale di quest’ultimo, Nanook of the North, nella quale il regista mostra la vita di una famiglia di esquimesi. Con Ivens inizia il documentario storico: nel 1937 realizza il suo capolavoro Spanish Earth, nel quale mostra la situazione delle province della Spagna in mano alla Repubblica durante la guerra civile, causata dal colpo di stato del generale Francisco Franco. La tecnica di Ivens non è quella di cogliere la realtà sul momento, ma di riprodurla il più fedelmente possibile. Nella sua opera Ivens ci presenta la situazione della sua terra prima e durante la guerra, per offrire un quadro chiaro della situazione spagnola. Non risparmia nemmeno le accuse alle potenze dell’Asse, ree di favorire il colpo di stato del generalissimo. Il linguaggio usato da Ivens è piuttosto visivo che sonoro: le immagini delle città bombardate o dei soldati repubblicani strappati alla terra per difendere la propria libertà dicono molto più delle parole.
Con Ivens si apre una nuova stagione per il documentario, grazie all’avvento del sonoro e alle migliori qualità tecniche degli strumenti. Il suo merito innegabile è quello di aver dato inizio al cinema di reportage, che si svilupperà molto in seguito.

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Il documentario: un documento storico
Comments: 0 | Views: 44Last Post by: Morris (6/6/2014, 11:41)
 

B_NORM    
view post Posted on 2/6/2014, 18:13 by: MorrisReply
Anche se questa rubrica si occupa più che altro di film, mi sembra opportuno fare una digressione anche nel campo del cinema non fiction, ossia il documentario. La riflessione (che sarà di ampio respiro e si svilupperà in più articoli) è sulla possibilità (o la liceità) di utilizzo del documentario come un documento storico a tutti gli effetti, così come i documenti scritti o i reperti di vario genere. Il problema sostanziale è che per sua natura il cinema (tale è il documentario) si presta alle manipolazioni più svariate, cosa che ne inficia l'attendibilità, anche se è vero che lo stesso problema c'è anche con gli scritti: l'attendibilità dell'autore è importante in entrambi i casi.
Il dibattito sull’ammissibilità delle immagini in movimento come fonti storiche è tuttora acceso, anche se negli ultimi tempi molti storici hanno cominciato a studiare le immagini filmate. Si sta facendo strada, infatti, la teoria che vede nello strumento cinematografico una miniera di informazioni molto importanti per lo studio della storia contemporanea. Eric J. Hobsbawn, uno dei massimi storici della nostra epoca, si è servito per il suo Il secolo breve delle immagini filmate. Come sostiene egli stesso, è impossibile pensare di trattare la storia contemporanea senza l’ausilio delle immagini, poiché esse hanno avuto una parte importantissima nella storia stessa. Basta pensare all’apporto che hanno dato le immagini a momenti storici come la guerra nel Vietnam o in Corea o, in tempi più recenti, la guerra in Iraq. Anche Marc Bloch, nell’Apologia della storia o Mestiere di storico, dice: “Tutto ciò che l’uomo dice o scrive, tutto ciò che costruisce o tocca, può e deve dare informazioni su di lui” .
In un’epoca nella quale i mass-media la fanno da padrone è assolutamente anacronistico pensare di escludere le immagini filmate dalla ricerca storica. Bisogna però precisare che i documenti filmati non sono sempre attendibili, visto che sono suscettibili di manipolazioni, dovute sia alla visione soggettiva degli eventi, sia alla faziosità e alla propaganda. Sulle immagini vanno dunque cercati dei riscontri e delle prove di attendibilità, cosa che per altro deve necessariamente avvenire anche per le fonti scritte, anche se è risaputo qual è l’attendibilità di alcuni storici dell’antichità, che non si preoccupavano minimamente di verificare le proprie fonti, uno su tutti lo storico greco Plutarco.
Un altro punto molto importante è la distinzione tra le immagini documentarie e le immagini di fiction. È una consuetudine considerare le prime come vere e le seconde come inventate. Questo discorso è giusto solo in parte, poiché molti documentari sono poco attendibili, mentre altri sono assolutamente falsi, come il caso del documento filmato che mostrava un attacco su Londra da parte dello Zeppelin, in realtà mai avvenuto, oppure il documentario della Combat Film su un bombardamento americano su Pantelleria.

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Il documentario: un documento storico
Comments: 0 | Views: 50Last Post by: Morris (2/6/2014, 18:13)
 

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