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| Full Metal Jacket è un film del 1987 sulla guerra del Vietnam, visto sotto un aspetto molto particolare. Il film è diviso nettamente in due parti: l'addestramento nel campo di Parris Island e la guerra. Nella prima parte emerge l'aspetto mai sottolineato da altri film precedenti come Il cacciatore di Michael Cimino, Apocalipse now di Francis Ford Coppola o Platoon di Oliver Stone: la spersonalizzazione dell'individuo, che esiste solo come arma per uccidere il nemico. Si assiste ad una sorta di selezione naturale, nella quale i deboli sono destinati a soccombere. E il risvolto storico offre anche uno scorcio su quello che era il sistema brutale per addestrare reclute da spedire in quel carnaio che era diventata la guerra del Vietnam, che chiedeva solo killer o vittime, non uomini. Nonostante vengano delineati diversi personaggi in questa parte, di nessuno emerge una personalità netta, si rimane nel campo dei "tipi", dal "duro" sergente maggiore Hartman al "debole" Palla di lardo. Tra la fine della prima parte e l'inizio della seconda non c'è un vero passaggio, ma una netta cesura, scandita dall'episodio che chiude l'addestramento del campo reclute. E la seconda parte offre un altro film: non è la guerra della giungla di Apocalipse now né la guerriglia di Platoon, il nemico è presente e si ha coscienza di esso, eppure non compare mai (fino alla fine). Anche stavolta l'aspetto che interessa di più è il carattere dei personaggi, che hanno rotto il muro dell'uniformità che pervadeva la prima parte (tutti con la testa rasata e la stessa divisa), dove emerge più netta la personalità di ognuno. Ciascuno che vive la guerra a suo modo, ma senza un vero scopo, se non quello di sopravvivere. Emerge in questa parte la volontà di Kubrick di manifestare l'inutilità della guerra, di questa in particolare. Questo girare senza una vera meta dei protagonisti, che si trovano di colpo proiettati nel campo di battaglia, senza avere nemmeno la percezione del nemico, che rimane una presenza incombente ma sempre celata. Solo quando il nemico (nella fattispecie una ragazzina) si svela c'è il passaggio finale: per sopravvivere alla guerra bisogna perdere ogni traccia di umanità e diventare quell'arma prevista dall'addestramento. Viene offerto così il viaggio completo verso la disumanizzazione del protagonista, che riesce a sopravvivere cercando il lato ridicolo di ogni cosa, ma alla fine è costretto ad uniformarsi al credo della guerra. Read the whole post...
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