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20/3 16:26: Morris in Guestbook
8/11 12:05: Morris in Nove anni insieme
8/10 13:58: Morris in Alla ricerca della balena bianca



B_NORM    
view post Posted on 16/6/2014, 13:52 by: MorrisReply
Il problema dell’attendibilità delle fonti visive è sempre stato un freno al loro utilizzo come fonti storiche. Non è stato episodico l’uso di costruzioni storiche fatte grazie al cinema. Ad esempio, molti cinegiornali del Luce (e, successivamente, quelli della Settimana Incom) mostrano un paese dissimile da quello reale, non alterando la realtà, ma omettendone alcune parti. Anche questo però può essere d’aiuto nella ricerca storica: i documentari televisivi moderni sono in genere strutturati sulle immagini d’epoca, il contrasto che si evidenzia tra l’Italia ufficiale dei cinegiornali e l’Italia reale dei filmati censurati ci fa capire realmente le due facce della stessa medaglia.
Un altro caso è quello della costruzione di fatti storici mai avvenuti. Questo avviene per scopi propagandistici. Il primo falso è il famoso filmato che riprende il bombardamento dello Zeppelin su Londra, diffuso dai tedeschi durante la prima guerra mondiale. Il filmato in sé aveva un grande impatto visivo, ma la sua inattendibilità fu verificata immediatamente, dato che quello che il filmato mostrava era un fatto mai accaduto.
Un caso molto più controverso è quello riguardante un documentario della Combat Film che mostra il bombardamento degli anglo-americani su Pantelleria, avvenuto prima dello sbarco alleato sull’isola. Nel 1943, l’avamposto cadde dopo una strenua resistenza e un gran numero di bombardamenti, che però non registrarono molte vittime, in quanto i bersagli erano obiettivi militari concentrati sulla costa. Il borgo antico aveva quindi subito pochi danni. Quando però gli abitanti tornarono alle loro case, qualche giorno dopo lo sbarco alleato, trovarono il borgo completamente distrutto. I cinegiornali furono subito pieni delle immagini del bombardamento, ma i filmati girati al momento dello sbarco mostravano il centro intatto. Grazie a questi filmati si è potuto appurare che la distruzione avvenne dopo, e non prima dello sbarco. Tale ipotesi è suffragata anche dalle testimonianze oculari di alcuni abitanti dell’isola, che videro gli aerei alleati sganciare sacchi di sabbia sotto l’occhio delle cineprese. Inoltre, l’antico castello aragonese, l’unica costruzione rimasta in piedi, presentava chiari segni di lesioni all’interno e non all’esterno. Segno inequivocabile che la distruzione del borgo non era dovuta alle bombe, bensì a cariche di tritolo piazzate in punti strategici. Tutto questo fu creato per provocare un forte impatto sugli spettatori, riuscendo in effetti a sortire l’esito sperato. In questo caso però non è nel filmato il trucco, in quanto ciò che si vede è accaduto realmente, mentre è la realtà che è stata cambiata a favore delle cineprese.

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Effetto notte,
Il documentario: un documento storico
Comments: 0 | Views: 45Last Post by: Morris (16/6/2014, 13:52)
 

B_NORM    
view post Posted on 13/6/2014, 11:43 by: MorrisReply
Gli anni ’40 e ’50 segnano il periodo d’oro del documentario, arricchito dall’estro di tanti registi che segneranno il futuro del cinema: Roberto Rossellini, Luigi Comencini, Carlo Lizzani, Gillo Pontecorvo, Giuseppe Ferrara e tanti altri. Il documentario offrirà a questi cineasti l’opportunità di sperimentare le varie tecniche di ripresa che poi metteranno in atto anche nei propri film. Di grande importanza sono anche i documentari di Luigi Di Gianni e Vittorio De Seta. Entrambi questi autori, infatti, si dedicano alla scoperta di un Sud ancora misterioso e permeato di credenze religiose e magiche. Nel secondo dopoguerra c’è anche un’altra importantissima novità: nasce la televisione. Il nuovo mezzo si rivela subito più capace del cinema nel dare le informazioni, e quindi a poco a poco conquista l’esclusiva sulle notizie di attualità, di cronaca e di propaganda.
Il documentario cinematografico si avviò perciò verso un filone monografico: nascono così Giorni di gloria di De Santis e Visconti, Il delitto Matteotti e I fratelli Rosselli di Nelo Risi, Gramsci di Pietro Nelli e tanti altri. Questi filmati nacquero dall’esigenza molto sentita di ricordare la Resistenza, un periodo storico che agli italiani di allora era rimasto impresso e che non volevano se ne affievolisse il ricordo. Il documentario degli anni ’60 riuscì a cogliere alcune sfaccettature della realtà meglio di quanto avesse fatto il neorealismo, in particolare nella scoperta del sud Italia. Dopo quella fortunata stagione il documentario fu un po’ messo in disparte, complice anche il fatto che ormai non c’era più l’obbligo da parte degli esercenti di trasmettere i documentari in abbinamento ai film.
Un altro tipo di documentario fu quello storico-sociale, nel quale non si registravano solo le macerie, ma si andava alla scoperta del Sud. Il 4 dicembre 1949 Carlo Lizzani gira Nel Mezzogiorno qualcosa è cambiato, dove riprende le manifestazioni nelle varie città del Sud, organizzate dalle associazioni di contadini e operai in seguito alla grande affermazione elettorale della DC alle prime elezioni repubblicane. Differente è il percorso che porta Luigi Di Gianni e Ernesto De Martino nel 1958 ad Albano di Lucania. De Martino è uno studioso di tradizioni e riti magici delle popolazioni del sud Italia, che nel suo libro Sud e magia ha studiato il fenomeno del tarantismo in Lucania e in Puglia. E in una Basilicata isolata dal resto del mondo e chiusa nei suoi riti e nelle sue tradizioni, Di Gianni realizza Magia lucana e Nascita e morte nel meridione, quest’ultimo girato ad Avigliano, altro poverissimo paese della Basilicata. Questi due documentari furono girati con una pianificazione precedente, si voleva scoprire quello che era un mondo nuovo, un mondo fatto di riti antichi e consolidati.

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Effetto notte,
Il documentario: un documento storico
Comments: 0 | Views: 47Last Post by: Morris (13/6/2014, 11:43)
 

B_NORM    
view post Posted on 10/6/2014, 10:07 by: MorrisReply
I regimi dittatoriali del novecento hanno dato una grande importanza allo sviluppo della cinematografia, sia come strumento di propaganda che come strumento didattico. In particolar modo Mussolini teneva allo sviluppo dello strumento cinematografico come ausilio all’insegnamento scolastico. L’importanza del cinema come mezzo di propaganda politica è sicuramente grande: falliti i tentativi del Reich di portare sotto la propria ala un nome come quello di Fritz Lang, che, come molti registi tedeschi, preferì la democratica America al regime nazista, Goebbels affidò a Leni Riefensthal il compito di esaltare il regime sullo schermo. Così vedono la luce Il trionfo della volontà, nel quale viene illustrato il grande apparato del congresso di Norimberga, e soprattutto Olympia, epopea delle olimpiadi di Berlino del 1936, dove i protagonisti sono sì gli atleti, ma la Riefensthal riserva un posto di rilievo anche ad Hitler in tribuna, quasi a stabilire un parallelo tra il vigore degli atleti e il capo di un popolo che sulla retorica della potenza ha impostato la sua politica.
In Italia già negli anni ’10 esistevano i venerdì artistici, nei quali venivano organizzate proiezioni di documentari. Con l’avvento del fascismo, il regime, e in particolar modo Mussolini, si pose il problema della penuria di sale cinematografiche. Vennero così organizzati i cinema ambulanti, finanziati dalle società assicurative nazionali e dall’Opera Nazionale Combattenti. Si riuscì a diffondere così quello che doveva essere uno dei maggiori strumenti d’informazione (e soprattutto di propaganda) del regime: il cinegiornale. Nel biennio 1925-26, con decreti legge del 5 novembre e del 3 aprile L’Unione per la Cinematografia Educativa (LUCE) diventa Istituto nazionale Luce, la cui direzione è affidata a Luciano De Feo. Sarà proprio il Luce a produrre i cinegiornali da distribuire nelle sale, dove per decreto legge del 1926 dovranno essere proiettati prima di ogni spettacolo. Mentre alla sua nascita il Luce produceva solo filmati educativi, in seguito diventò il maggiore strumento della propaganda. Attraverso i suoi filmati, il regime crea intorno a sé un’aura imperiale ricalcando lo stile dell’antica Roma augustea.
I primi documentari raccontano la trasformazione dell’Italia da nazione a Impero, sotto la spinta della modernizzazione industriale e agricola voluta dallo Stato. Le strutture portanti di questi documenti sono ripetute ed evidenziate, con lo scopo di costruire una mitologia mussoliniana ed ergere il duce al ruolo di divo supremo. Viene seguita la trasformazione della società fascista, dalle battaglie rurali alla presa del potere e alle pretese imperiali. Il linguaggio viene modificato secondo i casi, e le notizie vengono disposte secondo un ordine preciso. Una grande evidenza è data alle imprese sportive, segno di vanto e supremazia dell’Italia.

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Effetto notte,
Il documentario: un documento storico
Comments: 0 | Views: 44Last Post by: Morris (10/6/2014, 10:07)
 

B_NORM    
view post Posted on 6/6/2014, 11:41 by: MorrisReply
Lo spettacolo che si presentò agli occhi degli spettatori, in un salone del Grand Café al numero 14 di Boulevard des Capucines il 28 dicembre 1895, segna l’inizio dell’epopea del cinema. Ma cos’erano le immagini in movimento del Cinematografo inventato da Louis e Auguste Lumière? In quei filmati si offriva agli occhi stupiti dei presenti l’arrivo di un treno in una stazione, l’uscita degli operai da una fabbrica e immagini simili. Cosa sono questi primi passi del cinema se non dei documentari? Si può affermare questo perché nelle pellicole dei Lumière non v’era null’altro che la rappresentazione della realtà attraverso il loro magico strumento. Il cinema nasce quindi come rappresentazione della realtà e possibilità di conoscere, attraverso le immagini, luoghi lontani. Il documentario, nel senso in cui lo intendiamo oggi, nasce però con l’opera di Dziga Vertov, Robert Flaherty e Joris Ivens.
Vertov costruisce i suoi filmati senza una manipolazione preventiva, il suo scopo è quello di riprendere la realtà e gli uomini sul fatto, Flaherty si dedica al documentario di viaggio. Famosa è l’opera principale di quest’ultimo, Nanook of the North, nella quale il regista mostra la vita di una famiglia di esquimesi. Con Ivens inizia il documentario storico: nel 1937 realizza il suo capolavoro Spanish Earth, nel quale mostra la situazione delle province della Spagna in mano alla Repubblica durante la guerra civile, causata dal colpo di stato del generale Francisco Franco. La tecnica di Ivens non è quella di cogliere la realtà sul momento, ma di riprodurla il più fedelmente possibile. Nella sua opera Ivens ci presenta la situazione della sua terra prima e durante la guerra, per offrire un quadro chiaro della situazione spagnola. Non risparmia nemmeno le accuse alle potenze dell’Asse, ree di favorire il colpo di stato del generalissimo. Il linguaggio usato da Ivens è piuttosto visivo che sonoro: le immagini delle città bombardate o dei soldati repubblicani strappati alla terra per difendere la propria libertà dicono molto più delle parole.
Con Ivens si apre una nuova stagione per il documentario, grazie all’avvento del sonoro e alle migliori qualità tecniche degli strumenti. Il suo merito innegabile è quello di aver dato inizio al cinema di reportage, che si svilupperà molto in seguito.

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Il documentario: un documento storico
Comments: 0 | Views: 44Last Post by: Morris (6/6/2014, 11:41)
 

B_NORM    
view post Posted on 2/6/2014, 18:13 by: MorrisReply
Anche se questa rubrica si occupa più che altro di film, mi sembra opportuno fare una digressione anche nel campo del cinema non fiction, ossia il documentario. La riflessione (che sarà di ampio respiro e si svilupperà in più articoli) è sulla possibilità (o la liceità) di utilizzo del documentario come un documento storico a tutti gli effetti, così come i documenti scritti o i reperti di vario genere. Il problema sostanziale è che per sua natura il cinema (tale è il documentario) si presta alle manipolazioni più svariate, cosa che ne inficia l'attendibilità, anche se è vero che lo stesso problema c'è anche con gli scritti: l'attendibilità dell'autore è importante in entrambi i casi.
Il dibattito sull’ammissibilità delle immagini in movimento come fonti storiche è tuttora acceso, anche se negli ultimi tempi molti storici hanno cominciato a studiare le immagini filmate. Si sta facendo strada, infatti, la teoria che vede nello strumento cinematografico una miniera di informazioni molto importanti per lo studio della storia contemporanea. Eric J. Hobsbawn, uno dei massimi storici della nostra epoca, si è servito per il suo Il secolo breve delle immagini filmate. Come sostiene egli stesso, è impossibile pensare di trattare la storia contemporanea senza l’ausilio delle immagini, poiché esse hanno avuto una parte importantissima nella storia stessa. Basta pensare all’apporto che hanno dato le immagini a momenti storici come la guerra nel Vietnam o in Corea o, in tempi più recenti, la guerra in Iraq. Anche Marc Bloch, nell’Apologia della storia o Mestiere di storico, dice: “Tutto ciò che l’uomo dice o scrive, tutto ciò che costruisce o tocca, può e deve dare informazioni su di lui” .
In un’epoca nella quale i mass-media la fanno da padrone è assolutamente anacronistico pensare di escludere le immagini filmate dalla ricerca storica. Bisogna però precisare che i documenti filmati non sono sempre attendibili, visto che sono suscettibili di manipolazioni, dovute sia alla visione soggettiva degli eventi, sia alla faziosità e alla propaganda. Sulle immagini vanno dunque cercati dei riscontri e delle prove di attendibilità, cosa che per altro deve necessariamente avvenire anche per le fonti scritte, anche se è risaputo qual è l’attendibilità di alcuni storici dell’antichità, che non si preoccupavano minimamente di verificare le proprie fonti, uno su tutti lo storico greco Plutarco.
Un altro punto molto importante è la distinzione tra le immagini documentarie e le immagini di fiction. È una consuetudine considerare le prime come vere e le seconde come inventate. Questo discorso è giusto solo in parte, poiché molti documentari sono poco attendibili, mentre altri sono assolutamente falsi, come il caso del documento filmato che mostrava un attacco su Londra da parte dello Zeppelin, in realtà mai avvenuto, oppure il documentario della Combat Film su un bombardamento americano su Pantelleria.

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Il documentario: un documento storico
Comments: 0 | Views: 50Last Post by: Morris (2/6/2014, 18:13)
 

B_NORM    
view post Posted on 8/5/2014, 14:06 by: MorrisReply
Opera mini è la proposta della Opera Asa per la navigazione web dai supporti mobili. Grazie al sistema di compressione dati, permette di navigare velocemente anche con connessioni lente e consente così di risparmiare dati per le connessioni a consumo. La velocità non è l'unica prerogativa di Opera mini, che è un browser a tutti gli effetti, migliore anche del suo fratello maggiore Opera mobile, con le funzionalità di base che permettono di modificare la qualità delle immagini caricate (si può anche scegliere di non caricarle affatto), modificare font e grandezza dei caratteri, salvare pagine web, scaricare file e utilizzare i siti preferiti. Inoltre l'innovativa home page personalizzabile con lo speed dial consente di impostare direttamente nella pagina i propri siti preferiti. Il browser supporta la navigazione multischeda, con la possibilità di aprire più pagine contemporaneamente e di aprire link in una nuova scheda. Altra cosa non da poco è la grande usabilità di Opera mini, che oltre ad essere multipiattaforma è anche compatibile con versioni obsolete dei sistemi operativi. Inoltre supporta l'apertura di più siti contemporaneamente, il salvataggio delle pagine sulla memoria del cellulare e integra un gestore per i download.

Edited by Morris - 21/11/2015, 18:00

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B_NORM    
view post Posted on 3/5/2014, 15:49 by: MorrisReply
la-meglio-gioventu
Questo film è un ritratto della società italiana, un affresco della nostra storia in anni difficili e complicati per l'Italia, che hanno significato una profonda trasformazione per il nostro paese. A fare da sfondo e un po' a rappresentare il vissuto dell'Italia, le vicende della famiglia Carati, in particolare i due figli Nicola e Matteo, che passano dalle speranze e i sogni della loro gioventù alle amarezze e disillusioni dell'età adulta, vivendo il difficile periodo a cavallo tra gli anni '60 e '70. Con note dal sapore vagamente calligrafico, la narrazione scivola via come una poesia intensa, tra i momenti drammatici e toccanti a quelli impegnati nell'indagine sociale del periodo. All'interno del racconto alcuni momenti salienti della vita italiana, come l'alluvione di Firenze del 1966, simboleggiata nella memoria collettiva dagli angeli del fango e raffigurata nel film con l'incontro tra i due fratelli che avevano preso strade diverse. Oppure gli scontri violenti che funestavano l'Italia del periodo, con le piazze che vedevano contrapporsi i movimenti di protesta e le forze dell'ordine, simboleggiata dalla presenza dei due fratelli in parti diverse degli schieramenti. Il dramma della sovversione criminale delle Brigate Rosse viene raccontato in maniera particolare, come una vicenda vissuta in prima persona dalla famiglia, come qualcosa di molto lontano ma anche troppo vicino. Aldilà dei molteplici riferimenti storici nei quali ognuno si può rispecchiare in maniera differente, il film offre anche i diversi aspetti psicologici dei personaggi, tutti a modo loro protagonisti con le loro vicende umane e personali. La fierezza che porta Giulia a diventare una terrorista, la visione ottimistica di Nicola che lo porta a compiere la sua missione in soccorso dei più deboli, la solitudine rabbiosa di Matteo, che vive tutto quanto accade intorno a lui in maniera sofferta e cerca un punto di riferimento nelle regole dello Stato, entrando in Polizia.
Il ritmo della narrazione è sempre uguale, senza accelerazioni né pause, come un fiume che scorre passano davanti gli eventi e le vicende dei protagonisti, che talora vivono lo stesso momento, ma da prospettive diverse e addirittura contrarie. Il film era stato realizzato per essere una fiction in quattro parti per la televisione, ma poi è stato presentato sul grande schermo prima di essere trasmesso sui canali della Rai, che ne aveva curato la produzione. Questa decisione è stata presa non solo in seguito al successo riscontrato al Festival di Cannes, nel quale vinse il premio speciale un certain regard, ma anche dal fatto che la struttura del film e il ritmo della narrazione ne rendono godibilissima la visione nonostante la durata di oltre sei ore della pellicola.

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Effetto notte,
Film
Comments: 0 | Views: 43Last Post by: Morris (3/5/2014, 15:49)
 

B_NORM    
view post Posted on 1/5/2014, 10:29 by: MorrisReply
Vorrei soffermarmi su un punto abbastanza focale dell'esperienza di navigazione su forumfree, ovvero la tanto discussa top, nella fattispecie la top blog. Sono storicamente contrario a questo genere di classifiche, ma comprendo che da parte dell'amministrazione c'è questa scelta un po' per mettere in competizione gli uni con gli altri e un po' per avere un punto di vista di un certo tipo sulla salute di un sito. Non apprezzando la cosa in modo particolare, non ci trovo comunque nulla di riprovevole né tanto meno un casus belli sul quale montare una campagna. Semplicemente la top c'è, e la cosa a me non cambia nulla.
E veniamo dunque al punto: da qualche mese (da quando cioè ho scoperto come fare), sui miei blog è scomparso il link alla top blog con relativo numero indicante la posizione. Ovviamente prima di compiere un'azione simile mi sono accertato di non violare alcun punto del regolamento, anche se il link non si vede c'è sempre, inoltre c'è un altro link posizionato in fondo a tutte le pagine. Invece il pulsante nell'header per il voto nel sondaggio è sempre presente e costantemente aggiornato il primo giorno del mese. A questo punto qualcuno mi obietta che si tratta di un'incongruenza, ma dal mio punto di vista non è così. La ragione per la quale il pulsante c'è deriva dal fatto che offro la possibilità a chi lo vuole di poter votare direttamente dal sito, per cui ne consegue che lo tengo aggiornato. Il mio impegno peraltro finisce lì, non mi metto a scrivere post o a chiedere in giro di votare per il blog, preferisco la libera iniziativa. Il motivo per cui nascondo la posizione (potrei tranquillamente fregarmene) è molto semplice: mi interessa che chi visita i miei blog guardi ai contenuti piuttosto che soffermarsi su un numero in classifica per esprimere un giudizio. Recentemente ho cambiato la grafica su uno dei blog, ed è proprio questo che ho detto a chi si stava occupando del montaggio della skin, quando mi ha chiesto il perché di quel codice. Citando a memoria, diceva "è una posizione alta, è una cosa di cui dovresti vantarti". Io preferisco essere orgoglioso (piuttosto che vantarmi) di un articolo scritto bene che piace alle persone, piuttosto che vedere un numero ad una cifra nelle statistiche. Tutto questo per dire che se uno vuole votare gli offro la possibilità di farlo qui, se gli interessa solo sapere la posizione di classifica se la può benissimo andare a cercare nella lista (il link è in fondo al forum, poi basta un semplice utilizzo di ctrl + F), se non gli interessano i contenuti.

Edited by Morris - 16/11/2015, 18:37

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Forumfrì
Comments: 0 | Views: 52Last Post by: Morris (1/5/2014, 10:29)
 

B_NORM    
view post Posted on 30/4/2014, 18:51 by: MorrisReply
effetto-notte
È doveroso scrivere qualcosa sul film che in qualche modo da il titolo alla rubrica. L'effetto notte (in francese nuit américaine) è una tecnica cinematografica che consente, mediante l'utilizzo di filtri blu davanti all'obiettivo, di girare scene notturne anche alla luce del giorno. Questo piccolo "trucco" era necessario per poter disporre di una luce sufficiente a girare questo tipo di scene, che altrimenti avrebbero richiesto un tempo di esposizione della pellicola maggiore, che non è possibile durante una ripresa cinematografica. Con le moderne cineprese digitali questo sistema è ormai in disuso, dato che si possono applicare i filtri in fase di montaggio.
Il film è una dedica di François Truffaut al cinema. Rientra nel filone del metacinema, raccontando, quasi con stile documentaristico, cosa avviene sul set di un film. Quando noi pensiamo ad un film il nostro pensiero si rivolge principalmente alla recitazione degli attori, alla direzione del regista, alle musiche, alla fotografia... ma, come mostra Truffaut, nel cinema c'è molto d'altro, ci sono tantissimi ruoli che hanno tutti la loro importanza e sono necessari. Precedenti illustri sono il russo Chelovek s kino-apparatom (L'uomo con la macchina da presa, 1929) di Dziga Vertov e 8 e ½ di Federico Fellini (1963); il primo racconta la giornata di un operatore, il secondo la realizzazione di un film vista dalla prospettiva del regista. Sicuramente Effetto notte è molto più vicino alla pellicola di Fellini (al posto di Mastroianni, alter ego di Fellini, è lo stesso Truffaut a vestire i panni del regista), anche se offre una prospettiva molto più globale, trascendendo la visione soggettiva di questo o quell'altro personaggio, offrendo una visione corale della genesi di un film. E così il regista e la sua troupe vengono mostrati nella loro vita quotidiana sul set, ognuno preso dai propri problemi, dalle proprie ansie, dalle proprie piccole meschinità. Tutto questo si svolge in funzione del cinema, che se viene definito da qualcuno qualcosa di sconvolgente e menzognero, viene preferito alla vita reale, come sostiene il regista Ferrand (interpretato da Truffaut) parlando con l'attore Alphonse (interpretato da Jean-Pierre Léaud) alla fine del film: "Lo so, c'è la vita privata, ma la vita privata è noiosa per tutti. I film sono più armoniosi della vita, Alphonse. Non ci sono ingorghi nei film, non ci sono tempi morti. I film avanzano come dei treni, capisci? Come dei treni nella notte. La gente come te, come me, lo sai bene, è fatta per essere felice nel lavoro del cinema."

Edited by Morris - 9/5/2018, 01:02

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Effetto notte,
Film
Comments: 0 | Views: 48Last Post by: Morris (30/4/2014, 18:51)
 

B_NORM    
view post Posted on 17/4/2014, 23:10 by: MorrisReply
garcia-marquez
Ho appena appreso la notizia della scomparsa di Gabriel García Márquez... non so cosa dire, ma tento di scrivere qualcosa, così di getto, perché sento di doverlo fare. È retorico dirlo, ne sono cosciente, ma la letteratura perde uno dei suoi grandi esponenti, nel mio piccolo perdo quello che considero uno dei miei scrittori preferiti. Non è mia intenzione scrivere un necrologio o un cosiddetto coccodrillo (anche se quest'ultimo genere di articoli si scrive quando il personaggio è ancora in vita). Ho conosciuto García Márquez nel modo più usuale, quando mi fu regalato un suo libro, Cent'anni di solitudine. Non conoscevo lo scrittore all'epoca, la storia inizialmente mi mise in leggera difficoltà, soprattutto per ricordare la grande mole di personaggi con nomi pressoché identici. Ricordo che per aiutarmi nella lettura realizzai uno schema, una sorta di albero genealogico della famiglia Buendía. Ma alla fine mi sono innamorato come mai prima di allora. Un modo di narrare che avviluppa e che in un certo senso induce a calarsi nella vicenda narrata. E questo era solo il romanzo più famoso, ho amato la tragicità di Racconto di un naufrago, la poesia de La mala ora, Cronaca di una morte annunciata e L'amore ai tempi del colera. Ho apprezzato il giornalista di Gente di Bogotà e il narratore di Occhi di cane azzurro. In una parola, l'ho amato. E questo amore non cessa con la sua morte, perché di García Márquez resta tutto quello che ha lasciato, che sorprende ad ogni nuova lettura. È forse uno dei pochi autori che amo rileggere più volte senza stancarmi mai, amando intensamente il libro ogni volta, scoprendolo sempre nuovo. È triste invece pensare che di lui rimane solo quello ha lasciato e che non ci sarà altro. La storia di Gabriel García Márquez è finita oggi, adesso la sua memoria è affidata alla Storia, quello che ci ha lasciato è affidato ai sentimenti di chi ha amato i suoi libri e continuerà ad amarli.

Edited by Morris - 26/3/2020, 20:22

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Invito alla lettura
Comments: 0 | Views: 47Last Post by: Morris (17/4/2014, 23:10)
 

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