Posts written by Morris

view post Posted: 4/11/2020, 11:50 Un compleanno speciale in tono minore - Morris Blog
Dieci anni sono un bel traguardo, tuttavia il momento è tutt'altro che festivo. Avevo promesso di migliorare il trend degli ultimi anni, postando più articoli, ed in parte ho tenuto fede alla promessa, anche se l'aumento è di una sola unità, per il misero risultato di 4 articoli. Tuttavia, da quando è cominciata questa avventura il leit motiv è stato sempre puntare alla qualità più che alla quantità, e spero di mantenere almeno questo standard. Ovviamente buona parte della colpa per questo risultato è imputabile alla pandemia in atto, che comunque ha causato diversi problemi e disagi a tutti nella vita di ogni giorno. L'augurio è di poter celebrare degnamente un altro anno in una situazione finalmente tornata alla normalità. Quindi buon compleanno blog, sperando che il nuovo anno che comincia sia migliore e meno tribolato di quello passato.
view post Posted: 9/6/2020, 14:55 Vaccini e deliri no-vax - Morris Blog
vaccini
Si definisce vaccino una preparazione contenente agenti patogeni opportunamente trattati che viene somministrata per fornire un'immunità acquisita contro una malattia infettiva. Questa pratica sfrutta la capacità del sistema immunitario che consente al corpo di sviluppare una difesa contro un batterio, un virus o altro microrganismo prima di venire a contatto con esso. In tal modo ovviamente si ottengono gli anticorpi in grado di contrastare la malattia senza doverne subire gli effetti, a differenza dell'immunità artificiale passiva, che si ottiene con la somministrazione di sieri, cioè fluidi corporei provenienti da un umano (siero omologo) o da un animale (siero eterologo) che è già venuto in contatto con l'agente patogeno.
Il termine trae origine dal primo siero ottenuto dalle pustole del vaiolo dei bovini, grazie al quale è stato possibile combattere il vaiolo umano. La scoperta della proprietà immunizzante della vaccinazione si deve ad Edward Jenner, medico britannico vissuto a cavallo tra il XVIII° ed il XIX° secolo, che dimostrò come una lieve infezione prodotta dal virus del vaiolo vaccino potesse consentire di creare anticorpi contro il virus del vaiolo umano. Alla fine del XIX° secolo, il biologo francese Louis Pasteur dimostrò che lo stesso principio era valido anche per offrire protezione contro le infezioni batteriche, e chiamò vaccino la coltura batterica attenuata che veniva utilizzata allo scopo. Grazie all'introduzione delle vaccinazioni e alla produzione di vaccini specifici, numerose malattie batteriche e virali possono essere controllate. La vaccinazione mondiale contro il vaiolo ha portato all'eradicazione di questa malattia, il cui ultimo caso è stato certificato nel 1977, la vaccinazione contro la poliomielite sta portando alla graduale scomparsa anche di questa grave malattia.
I primi dubbi e soprattutto la diffidenza sulle vaccinazioni di quelli che si definiscono in maniera decisamente impropria no-vax o novax (in italiano il termine corretto è antivaccino, anti-vaccino o anti-vaccini) hanno iniziato a svilupparsi soprattutto negli ultimi anni a causa di una serie di episodi emblematici, come quello della pandemia mediatica causata nel 2009 dal virus dell'influenza A/H1N1v (detta febbre suina) e quello del ritiro da parte del Ministero di un vaccino antinfluenzale per presunte imperfezioni (poi non confermate) nel 2012. Chi sono questi no-vax? Il termine identifica chi è contrario alla vaccinazione e, in particolare, al fatto di sottoporre la popolazione infantile alla profilassi vaccinale. Questo avviene anche perché l'utilità delle vaccinazioni non ha un riscontro immediato: siamo abituati ad utilizzare i farmaci perché abbiamo i sintomi della malattia e quindi l'urgenza di stare meglio, mentre un vaccino è una protezione contro una malattia che non abbiamo contratto. Le vaccinazioni sono uno dei più sicuri ed efficaci metodi per garantire la salute pubblica, poiché consentono di immunizzare ampie fasce di popolazione nei confronti di agenti patogeni che se lasciati liberi di circolare potrebbero creare ondate epidemiche con gravi ricadute in termini di salute pubblica, costi sociali e aggravio delle spese a carico del sistema sanitario. Un esempio eclatante a tal riguardo è l'epidemia in atto di covid-19, che oltre a causare gravi danni per la salute e costi esorbitanti per la sanità dei vari stati, rischia di diventare la causa di una prossima crisi economica mondiale.
Una delle tesi più gettonate tra gli avversatori dei vaccini è quella di uno studio apparso sulla prestigiosa rivista medica Lancet, che avrebbe dimostrato la correlazione tra autismo e vaccino contro il morbillo. Tale studio, condotto dal medico britannico Andrew Wakefield nel 1998, rappresenta un falso riconosciuto dallo stesso autore. Wakefield ha infatti ammesso di aver truccato i dati al fine di evidenziare come il calendario vaccinale potesse predisporre alcuni bambini verso il disturbo autistico. Il Lancet, riconosciuto l'errore, ha pubblicato per la prima volta nella sua prestigiosa storia una smentita con tanto di scuse, ma ormai il danno era compiuto e la pseudoteoria di Wakefield rimane ad oggi l'arma che il fronte dei no-vax brandisce nella sua battaglia.
Altro tema caro agli avversatori dei vaccini è quello economico. Secondo le loro teorie infatti, la pratica vaccinale sarebbe giustificata soprattutto dagli ingenti guadagni che le multinazionali del farmaco si assicurerebbero con la creazione dei vaccini. Eppure a livello mondiale il mercato dei vaccini è di circa 8 miliardi di euro, una cifra che rappresenta soltanto il 2% dell'intero mercato farmaceutico. La maggior parte delle case farmaceutiche non ha mai considerato i vaccini come una opportunità commerciale attraente sia a causa del basso ritorno dell'investimento sia per l'esposizione alle responsabilità legali. Questo spiega anche come mai nessuna azienda abbia mai sostenuto lo sviluppo di vaccini contro la tubercolosi o la malaria, patologie che interessano un mercato senza grandi possibilità economiche.
Tuttavia negli ultimi anni la disputa si è andata accentuando per svariati motivi, da una parte perché sono nati come funghi siti complottisti sul web che diffondono teorie infondate ed erronee sui vaccini, ma anche e forse soprattutto perché, crescendo di numero, i no-vax sono diventati un appetibile bacino di voti per la politica, che più di una volta ha strizzato l'occhio per accaparrarsi il loro sostegno.
Personalmente li ritengo degli svitati che possono essere sia ridicoli (per le cose fuori dal mondo che sostengono) che pericolosi, dato che molte persone preferiscono evitare i vaccini per scongiurare le conseguenze partorite dalle menti di questi complottisti.
Una chicca come esempio: nel seguente video di un minuto e mezzo è possibile ascoltare i deliri declamati dal palco durante una manifestazione in Piazza del Popolo a Roma lo scorso 2 giugno.

view post Posted: 22/4/2020, 14:46 Il cacciatore (The deer hunter) - Morris Blog
Il cacciatore
Il cacciatore è il primo film a portare al cinema la guerra del Vietnam, pochi anni dopo una sconfitta cocente per gli Usa non solo sul piano militare, ma anche sul piano psicologico, visto il forte impatto che aveva avuto ed avrebbe avuto anche in seguito sull'opinione pubblica e sui veterani. A differenza di altri film sullo stesso argomento, non è un film di guerra tout-court come Apocalipse now di Coppola (che tuttavia si ispira a Cuore di tenebra di Conrad, la guerra del Vietnam è sostanzialmente uno scenario), né un film di protesta come Nato il 4 luglio di Oliver Stone, si narrano le vicende di tre amici in quel particolare momento storico. Mike, Nick e Steven sono tre amici che vivono in una piccola cittadina della Pennsylvania e sono in procinto di partire per la guerra. Tuttavia al centro dell'attenzione ci sono da un lato Steven, che sposa Angela nonostante sia incinta di un altro uomo, e dall'altro il triangolo composto da Nick, la fidanzata Linda e Mike, a cui Linda non è indifferente. Le loro esistenze tranquille, scandite dal lavoro in acciaieria e dalle battute di caccia con gli altri amici, sono sconvolte dall'improvviso irrompere della guerra nelle loro vite.
Il contrasto stridente tra la vita tranquilla di una cittadina statunitense e la cruda realtà della guerra del Vietnam è amplificato dallo stacco deciso delle scene: È la sera del matrimonio di Steven e il tramonto sancisce la fine della giornata, stacco e ci si trova nella campagna vietnamita. Ma non viene mostrata alcuna azione di guerra, la narrazione ricomincia dal momento in cui i tre amici vengono catturati e portati in una capanna sul fiume, dove vengono costretti a giocare alla roulette russa, nella quale devono spararsi alla tempia con una pistola che ha un solo proiettile nel tamburo. Nella scena centrale del film, nella quale Nick e Mike sono costretti a giocare l'uno contro l'altro, viene rievocata la teoria di caccia di Mike, quella del colpo solo con il quale abbattere un cervo, per giocare ad armi pari contro l'animale. Se si sbaglia il tiro, il cervo potrà fuggire. Dopo la fuga, le vite dei tre amici si separano: Nick rimane sull'elicottero che li salva, ma non torna a casa; Mike si tuffa nel fiume per salvare Steven e poi riesce ad essere rimpatriato; Steven rimane invalido e finisce in una clinica per veterani.
Il loro Vietnam esteriore, fatto di poche scene, è ormai finito. Ma comincia quello lacerante, che li divora dentro. Le vite dei tre amici sono cambiate per sempre, oltre ad essere irrimediabilmente divise. Mike riesce a tornare, ma anche se riprende la vecchia vita qualcosa lo ha intaccato dentro, minando le sue certezze. Steven è quello che porta i segni più visibili, essendo colpito nel fisico oltre che nella psiche, ma il più devastato è Nick, quello che sembrava essersi salvato per primo. Invece di tornare a casa vaga per Saigon ed entra nel giro delle scommesse, partecipando al macabro gioco della roulette russa, nel quale rischia la vita per il divertimento degli scommettitori e degli allibratori. Ed è lì che lo ritrova Mike, che si vede costretto di nuovo ad affrontarlo nel terribile gioco cercando dentro quell'uomo assente il suo amico, che sembra riconoscerlo solo alla fine, prima di spararsi il colpo fatale.
I tre amici sono i diversi risvolti della guerra su un'intera generazione di americani: chi ritorna a casa dopo aver conosciuto una realtà tanto cruda da segnarti nell'anima, chi ritorna mutilato e soprattutto chi è come se non fosse ritornato mai, devastato dall'atrocità della guerra. Colpisce soprattutto la solitudine dei reduci, che non riescono a riallacciare i rapporti con amici e familiari, che non sono in grado di comprendere i cambiamenti avvenuti in loro e soprattutto non hanno idea di cosa sia la guerra.
Il regista è qui alle prese con la sua seconda opera, dopo Una calibro 20 per lo specialista che aveva scritto e nel quale aveva diretto Clint Eastwood. Il grande successo de Il cacciatore (che ottiene ben 9 nomination all'Oscar, vincendo 5 statuette, tra cui quella di miglior film, miglior regia e miglior attore non protagonista per Christopher Walken) lo proietta sulla cresta dell'onda, e la United Artists gli offre carta bianca per il suo nuovo progetto di regista e sceneggiatore, I cancelli del cielo. Il film incasserà alla fine solo 3 milioni di dollari a fronte dei 44 spesi per la sua produzione, e causerà il fallimento della gloriosa casa di produzione creata nel 1919 da Charlie Chaplin, Douglas Fairbanks, Mary Pickford e David Wark Griffith.
view post Posted: 20/3/2020, 16:26 Guestbook - Morris Blog
Posso solo dire che da qualche giorno la mia zona è diventata focolaio di un contagio e nei comuni limitrofi i casi sono arrivati a qualche decina. E pensare che ancora ci sono idioti che ritengono la cosa non importante e vanno tranquillamente a spasso. Per questo nei prossimi giorni arriverà l'esercito anche qui a presidiare le strade.
view post Posted: 20/3/2020, 16:14 Per ingannar la bestia - Morris Blog

Questo articolo parla di cose che sono (o dovrebbero essere)
note a tutti e non contiene nomi. Il perché è spiegato alla fine.


Per ingannar la bestia

Per ingannar la bestia, disegno di copertina della rivista
satirica L'Asino del 13 ottobre 1895, che rappresenta
una caricatura di Francesco Crispi

La vignetta a fianco racconta come già a quell'epoca fosse molto importante una rappresentazione della realtà quanto più edulcorata possibile per il popolo da parte dei governanti. Con la sempre maggiore alfabetizzazione ed una maggiore possibilità per tutti di informarsi, il primo bisogno di chi governa (o comunque di chi aspira a farlo) è quello di controllare i mezzi d'informazione. Esemplare a questo riguardo una citazione dal film del 1941 Quarto potere di Orson Welles:

Lei si preoccupa di quello che pensa la gente? Su questo argomento posso illuminarla, io sono un'autorità su come far pensare la gente. Ci sono i giornali per esempio, sono proprietario di molti giornali da New York a San Francisco.

Nell'epoca delle dittature di stampo fascista in Italia, Germania e Spagna una parte considerevole ricopriva la propaganda, che in sostanza comprendeva anche il controllo dell'informazione. Non che la situazione fosse diversa nei regimi dell'Europa orientale o asiatici, o anche in molte democrazie occidentali. In sostanza, il controllo dell'informazione è sempre stato una potente arma nelle mani di chi detiene il potere.
Con la nascita di grandi gruppi privati dell'informazione si è avuta un'evoluzione a due facce: da una parte un'informazione davvero libera, perché non legata a doppio filo al potere, dall'altra un'informazione manipolabile a proprio uso e consumo. La nascita delle televisioni private poi ha offerto la possibilità di creare dei piccoli macchinari di propaganda al comando di un determinato padrone. Tanto più che ad un certo punto la politica ha smesso di animare le piazze, preferendo i dibattiti delle tribune o dei talk-show in televisione. Con un indubbio vantaggio di chi poteva giovarsi di mezzi propri per tirare maggiore acqua al proprio mulino.
Con l'avvento dei social invece, la problematica si è in un certo senso appiattita. Perché se in pochi potevano permettersi un proprio network televisivo, a tutti è possibile interagire direttamente con il pubblico mediante le diverse reti sociali. Ma il loro potere non è stato subito colto, perché magari a molti faceva paura il confronto diretto, c'era forse troppa impreparazione nell'accesso all'elettorato senza il filtro di un mezzo a senso unico. Con i social si parla all'elettorato, ma succede anche il contrario. E non tutti sono stati pronti. Per questo inizialmente i social venivano usati (e vengono usati tuttora) come delle bacheche virtuali per segnalare appuntamenti o per pubblicare dei veri e propri comunicati.
I primi forse a capire cosa si poteva realizzare con questi nuovi mezzi sono stati quelli che non avevano nulla da perdere. Quelli talmente tanto irrilevanti da poter scommettere l'intera posta in gioco senza timore di perdere granché, ma con la possibilità di guadagnarci moltissimo. Il piano è molto semplice ed ha alla sua base uno studio degli algoritmi della rete. Allo stesso modo in cui un motore di ricerca analizza la rete per restituire dei risultati in tempo reale ed offrire una sorta di classifica di quei risultati mostrando alcuni prima di altri, così c'è chi ha pensato di realizzare un sistema che consentisse di cercare quali fossero i temi caldi del momento. Il tutto è partito probabilmente dal social Twitter, che di per sé offre già la lista dei trend topic, quindi è stato facile intercettare l'andamento, cogliendo soprattutto (e questa era la parte più difficile) la direzione del vento, per spiegare le vele in quel verso. In soldoni si tratta di dire la propria opinione su ogni cosa, che sia il festival di Sanremo o la pubblicità dei pannolini.
Inoltre a fare il proprio gioco sono anche coloro che hanno opinioni diverse, per non dire opposte. Per questo viene rispolverata la vecchia tattica del troll nei forum di discussione, con l'utilizzo di toni volutamente provocatori, tendenti a scatenare una polemica quanto più accesa possibile. Perché il vecchio motto è più che mai valido, che se ne parli male, purché se ne parli. Grazie a questa bestia, come viene definita da alcuni, è possibile riuscire a veicolare le discussioni, spingendo l'acceleratore sui temi che fanno comodo al proprio orticello. Una tattica che finora ha dimostrato di funzionare, perché teoricamente inattaccabile, consentendo a più di un movimento, in origine decisamente marginale, di ottenere un consenso notevole ed assolutamente insperato.
Tuttavia esiste il modo per svelare l'inganno, in particolare quando ormai si conosce il trucco. Per combattere il troll del forum di discussione non servivano i poteri specifici di amministratori e moderatori. Perché cacciarlo via utilizzando i vari tipi di ban dalla piattaforma si rivelava in molti casi assolutamente inutile. L'unico rimedio che si è rivelato efficace e duraturo è stato quello di ignorarlo. Il troll ignorato non faceva passare troppo tempo e andava via da solo. Da qui è nata la massima del don't feed the troll (non nutrire il troll), applicabile senza dubbio anche alle campagne social spregiudicate. Per ingannar la bestia infatti non c'è modo migliore che ignorarla completamente, senza aprire alcun tipo di contraddittorio. Venuta a mancare la visibilità acquisita con tale metodo infatti, ci sarebbe bisogno di proposte serie e di temi politici efficaci. Ma dato che rappresentano il nulla assoluto, non potendo dire la propria su ogni cosa ottenendo un risalto, non sarebbero nemmeno in grado di proporre qualcosa di concreto. Ed è per questo che, ignorandoli, finiranno presto nel dimenticatoio.

Edited by Morris - 27/3/2020, 11:53
view post Posted: 10/3/2020, 14:53 Guestbook - Morris Blog
Diciamoci la verità: l'Italia è il paese europeo che ha preso maggiori precauzioni rispetto agli altri e si è mosso pure prima. Cosa non ha funzionato allora? I cittadini. Già, perché se tutti si fossero attenuti alle disposizioni sin dal primo momento, forse avremmo avuto una crisi minore. Bastava non tornare dalla Cina aggirando le norme facendo scalo in un altro paese europeo prima di tornare in Italia. Bastava rimanere in casa nei luoghi del focolaio invece di sparpagliarsi in tutta Italia allargando il contagio.
In ogni caso, se giocassi in serie A potrei segnare 40 reti in un campionato è un'affermazione possibile finché non smentita dai fatti. Così come l'ipotesi che i contagi negli altri paesi siano in misura minore rimane in piedi finché non smentita. Resta il fatto che in Italia sono stati esaminati migliaia di presunti casi, di cui meno del 15% è risultato positivo. In numeri assoluti, nessun altro paese europeo ha fatto lo stesso, quindi non sappiamo a tutti gli effetti la reale condizione di paesi come Francia, Germania e Spagna, che potrebbero trovarsi a loro insaputa in una condizione non molto dissimile dalla nostra.
Per concludere, un qualunque governo di qualunque colore non avrebbe potuto prendere misure migliori, si è agito con buonsenso ed anche con una certa tempestività, l'unica cosa imputabile è non aver usato il pugno durissimo (a sentire Marcello Lippi, i trasgressori in Cina sono stati giustiziati). Quindi, chi anche in occasioni del genere invece di pensare al bene comune pensa sempre e comunque al proprio tornaconto ed alla misura delle varie poltroncine che auspica ad avere, non è nient'altro che uno sciacallo. E non faccio nomi perché è una situazione piuttosto chiara, perché è una mia scelta che ho intrapreso da un po' e che spiegherò in uno degli articoli che sto preparando, sul perché non bisogna dar da mangiare alla bestia, ma ingannarla.
view post Posted: 5/3/2020, 11:39 Il referendum di cui nessuno parla - Morris Blog
referendum
Tra poco più di tre settimane, gli italiani saranno chiamati ad una decisione importante, per non dire epocale. Il tutto nell'assordante silenzio dei media, giustificato in parte dalla situazione critica che l'epidemia di coronavirus sta causando nel nostro paese. Eppure l'appuntamento con il referendum del 29 marzo rappresenta una chiave di volta della nostra democrazia, perché chiama i cittadini ad esprimersi su una legge di modifica degli articoli 56, 57 e 59 della Costituzione.
Nella fattispecie, la legge di modifica costituzionale riduce il numero dei deputati da 630 a 400, di cui 8 eletti nella Circoscrizione Estero anziché 12, riduce il numero dei senatori da 315 a 200, di cui 4 eletti nella Circoscrizione Estero anziché 6. Viene modificato inoltre l'articolo 59, che sancisce la possibilità per il Presidente della Repubblica di "nominare senatori a vita cinque cittadini" e che ha sempre posto il problema se il limite costituzionale di cinque senatori a vita fosse da intendersi come limite massimo di senatori a vita presenti in Senato oppure come limite massimo di nomine a disposizione di ciascun presidente. Soltanto i presidenti Pertini e Cossiga hanno seguito la seconda interpretazione, mentre la prima è stata seguita dagli altri presidenti ed è quella specificata nella legge di riforma costituzionale.
La spinta propulsiva di questa legge è stata la lotta alla casta, come se una classe dirigente liberamente eletta fosse paragonabile ad una classe sociale chiusa tipica di alcune nazioni dell'estremo oriente. In realtà alla presunta casta una modifica del genere farebbe decisamente comodo, dato che di fatto già il potere decisionale dell'elettorato è estremamente depauperato dalle leggi elettorali che si sono susseguite dal cosiddetto Porcellum in poi, visto che è stata tolta la possibilità di indicare la propria preferenza tra i candidati. Una deriva oligarchica, quale in effetti è questa modifica, consentirebbe ad i vari capi dei partiti di stilare le proprie liste elettorali con maggiore attenzione ai candidati, premiando i fedelissimi e soprattutto garantendo un controllo maggiore dei propri senatori e dei propri deputati. Senza contare che per l'elettorato si tratterebbe di una minore rappresentatività e soprattutto di una più difficile ascesa ai seggi del Parlamento, i cui rappresentanti diventerebbero a questo punto più casta di quanto siano adesso.
E allora perché votare una legge del genere? Perché se determinate cose vengono presentate per ciò che effettivamente sono, possono essere tranquillamente etichettate come dannose. Quindi c'è bisogno di indorare la pillola, offrendo l'alibi del risparmio. Già, perché un terzo di parlamentari in meno equivale ad un risparmio di un terzo, è un'equazione piuttosto elementare. Peccato che i lavori di commissioni varie ed altri incarichi rimarrebbero pressoché gli stessi, quindi la percentuale del risparmio va decisamente ritoccata al ribasso. Inoltre non c'è alcuna garanzia che un disegnino di legge molto rapido non possa consentire di alzare gli emolumenti dei superstiti. In buona sostanza tutti quelli che vogliono questa modifica puntano tutto sul risparmio, un risultato che si sarebbe ottenuto in maniera molto più rapida con un taglio degli stipendi e dei benefit e magari con un disegno di legge (magari da inserire in Costituzione) che determinasse l'entità di stipendi e benefit agganciando eventuali aumenti all'inflazione oppure utilizzando metodi analoghi a quelli degli stipendi dei dipendenti statali.
Altro fattore non trascurabile di questo referendum è che trattandosi di un referendum confermativo, e non di un classico referendum che chiede se abrogare o meno uno o più articoli di una legge, non necessita di quorum per essere valido, quindi alla fine dello spoglio ci sarà una vittoria del SI o del NO. Ai sostenitori del NO non verrà in soccorso la percentuale degli astenuti, sarà necessario andare al seggio ed esprimere la propria preferenza. Ed è chiaro che votare NO è l'unica cosa possibile da fare, per evitare che una legge disegnata male da un gruppo di dilettanti allo sbaraglio che hanno messo in piedi una sorta di circo chiamato governo gialloverde vada ad inficiare il lavoro impareggiabile che fu compiuto nel biennio 1946-1948 dai nostri padri costituenti. Senza contare che al momento non è del tutto da scartare l'ipotesi del rinvio di questo referendum, proprio a causa dell'epidemia in corso, che potrebbe rendere poco sicure per la salute pubblica le operazioni ai seggi.
view post Posted: 1/3/2020, 10:27 Guestbook - Morris Blog
:asd: in realtà stavo preparando altro e ho in programma altro ancora :XDD:
Quindi mi sa niente coronavirus, anche perché è un argomento del quale dovrebbero parlare solo quelli che hanno le competenze necessarie, gli altri hanno fatto più danno che informazione finora. Non mi piacerebbe aggiungermi a questi ultimi.

PS: il guestbook serve pure a parlare di cose non attinenti agli articoli, è il posto dove scrivere ogni cosa :asd: infatti sposterò i messaggi lì dopo che avrai letto XD

Edited by Morris - 1/3/2020, 11:09
view post Posted: 2/12/2019, 16:40 Le sardine che nuotano nelle piazze italiane - Morris Blog
sardine
Da qualche settimana l'Italia è attraversata da un fenomeno che rappresenta una novità, per quanto sia uno dei più antichi sistemi di aggregazione: le manifestazioni di piazza. Ad animare queste manifestazioni è un movimento che ha preso il nome di sardine. In realtà non si tratta di un vero e proprio movimento tout court, visto che non ha una sua organizzazione specifica, ma nasce dall'adesione spontanea delle persone nelle varie città. Nata come una manifestazione contro la politica del leader della Lega Matteo Salvini e della destra italiana in generale, le sardine hanno lo scopo di dare voce a quella che si potrebbe interpretare come maggioranza silenziosa, che intende porre l'accento sui toni da campagna elettorale perpetua che la politica italiana ha assunto ormai da diversi anni.
Si tratta chiaramente di una piazza di sinistra (o di centrosinistra se vogliamo), visto che contesta le politiche populiste e sovraniste della destra italiana. Ed è per questo che le sardine vengono attaccate duramente da quel lato e vengono invece accolte con entusiasmo dall'ala sinistra del Parlamento. C'è però un piccolo particolare non proprio trascurabile sulla vicenda: queste piazze di sinistra che riempiono le nostre città non sono animate dall'elettorato di sinistra, anzi. Il movimento spontaneo è nato sì contro le politiche di una destra che vira sempre di più verso posizioni estreme (i moderati di centrodestra sono ridotti al lumicino), ma soprattutto come monito per la sinistra italiana, una sorta di invito a tornare ad essere la parte progressista della politica italiana, senza fare il verso alle politiche dei moderati per pescare dal comune bacino elettorale al centro.
Qualcosa di simile è già successo negli anni scorsi, anche se in maniere differenti e con risultati assolutamente diversi. Il movimento dei girotondi dei primi anni 2000 nacque per esigenze simili, per contrastare le politiche dell'allora Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi e per invitare la sinistra italiana a tornare a dire cose di sinistra, come esortava il leader ed ideatore del movimento Nanni Moretti già nel suo film del 1998 Aprile. Ad animare i girotondi erano però persone che si riconoscevano elettori di centrosinistra e che volevano più che altro fare da sprone ai partiti di riferimento, tant'è che il movimento si esaurì nel giro di un anno.
Qualche anno dopo un movimento simile nasce sulla rete, per poi trasferirsi nelle piazze con i celebri V-day, per iniziativa del comico Beppe Grillo, anche se in quel caso la distanza tra il centrosinistra ed il movimento è molto marcata, anche perché i toni usati sono molto meno soft rispetto ai girotondi (la V stava proprio per vaffanculo). Nonostante tutto il movimento nasce con gli stessi intenti, ma è la reazione degli esponenti dell'allora nascente Partito Democratico a creare una grande frattura. Le piazze di Grillo non erano ben viste dai dirigenti della sinistra italiana ed allo stesso leader non fu consentito di partecipare alle primarie come candidato segretario del Partito Democratico. Emblematico l'invito del dirigente PD Piero Fassino a fondare un nuovo partito, cosa che avverrà di lì a poco con la nascita del MoVimento 5 Stelle (e la V maiuscola è messa lì proprio per ricordare da dove si era partiti).
Il movimento delle sardine ha dei punti di contatto sia con i girotondi che con i V-day, ma si presenta a suo modo diverso da entrambi. In primo luogo è animato sì da persone di sinistra, ma la maggior parte orientata verso l'astensione, non sentendosi rappresentata da nessuno dei partiti attuali. Il linguaggio è lo stesso dei girotondi, ma i suoi promotori non sono personaggi di spicco con una certa notorietà, si tratta di persone comuni che si sono aggregate con il passaparola, senza un leader riconosciuto come era nei due casi precedenti. Inoltre ad animare le piazze delle sardine sono soprattutto (ma non solo) i giovanissimi, anche quelli non ancora maggiorenni. L'esperienza insegna che sia i girotondi che i V-day non hanno rispettato in toto le aspettative: nel primo caso c'è stata l'auspicata spinta che ha portato alla nascita di un partito aggregatore delle forze di centrosinistra, ma il movimento è praticamente scomparso; nel secondo caso è nato un partito che ha subito ottenuto una grossa mole di consensi sempre crescente, fin quando non ha provato la sua prima esperienza di governo (con un partito di estrema destra!) momento dal quale è iniziata una inesorabile discesa, senza parlare poi delle difficili situazioni nelle poche realtà amministrate a livello locale.
La strada per le sardine sempre essere quella tracciata dai girotondi, anche se pare difficile che il movimento si esaurisca presto e soprattutto non sarà automatica la convergenza verso i partiti progressisti, questi dovranno conquistare con i fatti i loro voti. Nelle ultime ore inizia a circolare l'idea di fondare un nuovo partito, per quanto risulti un procedimento complicato per un movimento nato quasi spontaneamente e senza una guida effettiva. Non bisogna scordare che lo stesso Movimento 5 stelle è nato grazie ad un personaggio molto noto come Beppe Grillo che ha ricoperto il ruolo di leader e all'appoggio di una società di consulenza informatica in materia di strategie di rete. Senza queste basi, il movimento delle sardine rischia di diventare l'ennesima meteora nel panorama politico italiano.
view post Posted: 4/11/2019, 10:00 Nove anni insieme - Morris Blog
Mi piace dedicare ogni anno un post per ricordare il giorno di nascita di questo blog. Anche se le circostanze sono arcinote (visto che oltre ad essere narrate nel guestbook le rievoco praticamente ogni anno), negli anni questo è diventato forse l'angolino più amato, per il semplice motivo che non ci sono mai state scadenze fisse e ho sempre puntato su un determinato standard qualitativo. L'anno scorso mi ero ripromesso di scrivere almeno una decina di articoli sul blog, anche per evitare la brutta figura di far comparire nella stessa pagina questo articolo e quello del 2018. Non ci sono riuscito, ma devo dire che cinque articoli di quattro categorie diverse non è un cattivo risultato. Mi piacerebbe rinverdire un po' le categorie informatiche, ma è la cosa più difficile, perché sono gli articoli che richiedono più tempo per essere elaborati e soprattutto vanno studiati in maniera minuziosa.
Non so cosa riserva il futuro, spero di ritrovarci tra un anno con delle belle notizie. Per ora non posso che augurare un buon anniversario al Morris Blog, visto che nove anni sono comunque un bel traguardo!
view post Posted: 8/10/2019, 13:58 Alla ricerca della balena bianca - Morris Blog
Non si può ancora sapere, dato che non si sa quando si voterà. È ipotizzabile pensare che i giallorossi vogliano eleggere il nuovo Presidente della Repubblica (inizio 2022), ma se prima di allora sarà favorevole per uno di loro andare a votare, il governo cadrà. Peraltro è lo stesso tentativo che ha fatto Salvini in maniera maldestra.
Fatto sta che la nave di Berlusconi è colata a picco, gli ultimi stanno cercando riparo nelle file di Meloni e Salvini, come peraltro hanno fatto finora (la Lega al sud ha riciclato tutti ex Forza Italia guidati da dirigenti venuti dal nord :uhuh:) e qualcuno sta addirittura guardando al progetto di Renzi. Io sono convinto che il centrodestra sparirà del tutto divenendo sempre più polarizzato a destra, cosa che nel lungo periodo porterà ad un grande calo di consensi, mentre l'alleanza giallorossa pur essendo naturale per la comune base elettorale, è assolutamente innaturale per come sono costruite le due forze politiche.
Dipende tutto da cosa farà questo governo, se riesce a non fare disastri e a scongiurare l'aumento dell'IVA nei prossimi due anni, l'estrema destra sarà ridimensionata e si potrà rivedere un polo moderato (magari a guida Renzi? :oo:) contrapposto ad un polo riformista. Un ritorno all'antico, insomma.
view post Posted: 20/9/2019, 15:33 Alla ricerca della balena bianca - Morris Blog
white-whale
In quella che giornalisticamente parlando viene definita la Prima Repubblica, balena bianca era il soprannome del partito di maggioranza relativa, la Democrazia Cristiana, che ha guidato i governi dal 1946 al 1992 (anno in cui venne travolta dall'inchiesta Tangentopoli, che ne sancì di fatto la fine). Nel corso del tempo si sono susseguiti governi monocolore o alleanze con le forze moderate sia di destra che di sinistra, ma nei fatti la DC ha mantenuto il potere ininterrottamente per 46 anni, anche nei quattro anni in cui alla guida di due governi fu il socialista Bettino Craxi. Con la dissoluzione di quel grande partito di massa capace di raccogliere ben oltre un terzo dell'elettorato, complice anche il cambio di sistema elettorale con il passaggio al maggioritario, lo schema si è assestato su un bipolarismo che ha anche sfavorito la rinascita di un grande centro capace di fare l'ago della bilancia, con la nascita di tante piccole formazioni che si aggregavano di volta in volta alla coalizione di centrosinistra o a quella di centrodestra. Il cambio di sistema elettorale del 2005, con ritorno al proporzionale, ha comportato di fatto la fine del bipolarismo, ha favorito l'ascesa del Movimento 5 stelle che si è attestato come terzo polo, ed ha creato una situazione di sostanziale ingovernabilità, dal momento che dai risultati delle urne non è mai uscito un vincitore assoluto, ma si è dovuti ricorrere sempre ad alleanze di legislatura.
Nel contesto attuale ci troviamo con una formazione di sinistra sostanzialmente ridotta all'osso a causa dell'estrema frammentazione; un partito di centrosinistra, il Partito Democratico, ai minimi storici in termini di consensi e di popolarità; il Movimento 5 stelle che ha dissipato in un anno e mezzo il grande consenso ottenuto alle ultime elezioni; un partito di centrodestra, Forza Italia, ridotto quasi al lumicino e con diversi progetti di scissione in fieri; la Lega, che da movimento regionalista si è riscoperta ultranazionalista e xenofoba; un partito di destra, Fratelli d'Italia, che in parte cerca di seguire le orme dell'ascesa leghista su temi caldi quali l'immigrazione e la sicurezza ed in parte si richiama ai connotati storici delle formazioni di destra del passato.
In questo contesto si inserisce il nuovo movimento creato da Matteo Renzi, ex segretario del PD, che con il suo Italia Viva cerca in qualche modo di raggruppare le formazioni di centro per cercare di creare un grosso punto di riferimento in mezzo che, almeno nelle intenzioni iniziali, guardi ad un'eventuale alleanza con le forze alla sua sinistra. Ad aderire alla nuova formazione ci sono sì i fedelissimi, ma non tutti, visto che la maggior parte hanno deciso di non seguire il loro capitano nella nuova avventura (bisogna ricordare che le liste elettorali del PD sono state compilate dall'allora segretario Renzi, quindi tutti i parlamentari attuali sono stati scelti da lui). La mossa che sembrerebbe in qualche modo intempestiva, visto che è successo tutto subito dopo il varo del nuovo governo, ha in realtà diversi perché e nasce in primo piano da una grande scommessa nella quale Renzi ha puntato tutto. Dal momento che il PD soffre tantissimo la propaganda avversa delle fazioni opposte (sia centrodestra che gli attuali alleati M5S) dopo i travagliati governi della scorsa legislatura (ad onor del vero bisogna anche dire che è il bersaglio preferito delle fake news), così come lo stesso Renzi, e dato che per quest'ultimo le porte della leadership futura del partito sembravano ormai chiuse, ha tentato la sorte lanciando un nuovo movimento che potesse raccogliere le schiere di democratici delusi, migranti verso l'astensione o verso i 5 stelle, e che potesse strizzare l'occhio ai vecchi elettori di centrosinistra confluiti nel M5S ed ai moderati di centrodestra, ormai stanchi dell'offerta berlusconiana (in perenne discesa) e non totalmente convinti della nuova svolta a destra del polo dei moderati, sotto la spinta del populismo leghista.
La mossa di Renzi altro non è che un tentativo di ricostruire (almeno in parte) la balena bianca, dal momento che in questo periodo storico nella politica italiana non c'è un forte aggregatore di consensi al centro e soprattutto i partiti moderati delle due parti, PD e Forza Italia, soffrono di una profonda crisi e possono pensare ad arginare le perdite piuttosto che a conquistare nuovi elettori. La tempistica sembrerebbe quindi corretta, ma una tale mossa dal crollo della DC l'hanno provata in molti, fallendo però miseramente. Certo, la cosa non era semplice al tempo del bipolarismo, ma soprattutto finora ci si erano cimentati solo politici (con rispetto parlando) di seconda linea, nessuno con un passato da Presidente del Consiglio o con una schiacciante vittoria elettorale alle spalle (il 40,8 preso dal PD alle Elezioni Europee del 2014). Ciò nonostante la scommessa di Renzi è un all in sulla sua carriera politica, laddove dovesse fallire non ci sarebbe alcuno spazio per un ripescaggio, anche perché i primi a gettarlo a mare sarebbero proprio gli ex compagni di partito. Nel caso in cui dovesse invece riuscire nel difficile intento, si sarebbe assicurato le sorti del governo per un lungo periodo, puntando magari in un futuro neanche troppo lontano a qualche alta carica istituzionale, mentre nelle acque del Parlamento italiano tornerebbe a galleggiare una balena in grado di reggere il potere per un altro mezzo secolo.
view post Posted: 2/4/2019, 10:49 Leggere è una lotta con se stessi - Morris Blog
libro
Le prime pagine di un libro sono quelle alle quali ci si accosta con maggior timore, con un senso quasi religioso d'aspettativa. Quando è un libro che da molto si vorrebbe leggere, l'approccio sembra quello del fan al cospetto del suo idolo. Le ultime pagine sono quelle che si divorano con un senso d'ansietà, con vorace fame negli occhi, che corrono a seguire le linee della pagina. Fino al rimorso finale, del rimpianto per non aver centellinato quell'ultima stilla.
Leggere un libro è una lotta con se stessi. L'approccio è lo stesso con cui affrontiamo la vita: si potrebbe paragonare ad un posto nuovo nel quale si entra, per la prima volta, un po' timorosi e guardandosi in giro. E piano piano, verificato l'ambiente, cominciando a conoscere i frequentatori abituali, si comincia ad andarci più spesso, a rimanerci più a lungo e con maggior disinvoltura. Così si inizia un libro in maniera circospetta, cercando di capire l'ambientazione ed imparando a conoscere il carattere dei vari personaggi. C'è chi invece è abituato ad affrontare la vita di petto, così nel posto nuovo ci entra come se fosse lì da sempre e lo sente subito suo. E parallelamente c'è chi prende il libro, lo divora tutto d'un fiato oppure lo apre e comincia a leggerlo con assoluta disinvoltura, senza curarsi più di tanto di comprenderlo, ma facendosi trascinare dentro dal libro stesso. Più che leggere un libro, si tratta di un libro che si fa leggere.
Ma tutto questo non implica che chi affronta la vita in un determinato modo si ponga di fronte al libro nel modo parallelo. Ed allo stesso tempo non è detto che chi legge lo faccia allo stesso modo per ogni libro. Ogni storia è qualcosa di nuovo, non è un film già visto, è una relazione che si presenterà diversa ogni volta. E il paragone può andar bene se si parla di narrativa, per gli altri generi l'approccio è diverso. Per la saggistica è indispensabile una buona dosa di concentrazione, per la poesia serve l'abbandonarsi completamente nei versi, in modo da vestire i panni del poeta ed immaginare come sia il suo vissuto. Ed è una sensazione che si può spiegare solo in parte e per sommi capi, visto che la poesia, tra i generi letterari, è quello più vicino alle arti figurative. Leggendo una poesia ognuno prova una determinata sensazione che è diversa da quelle provate da altri, così come le sensazioni provate osservando un quadro oppure una statua.
La cosa più sorprendente è che leggere aiuta ad imparare ogni volta qualcosa, che sia il termine arcaico ed ormai desueto o il termine tecnico utilizzato solo in ambiti specifici oppure una curiosità sull'origine di qualcosa che non conoscevamo. L'apprendimento dalla lettura è il più rapido ed immediato, oltre ad essere il più semplice. Non a caso la prima cosa che imparano gli scolari è distinguere le varie lettere dell'alfabeto ed il significato delle loro combinazioni. Perché leggere apre la mente, anche leggendo le cose più elementari, anche rileggendo qualcosa che si è già letto, si impara sempre qualcosa.
view post Posted: 17/12/2018, 11:56 Wall Of Text, il muro su cui rompersi la testa - Morris Blog
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Scrivere è qualcosa che fa bene, che può fungere da valvola di sfogo, sia che si pensi ad un pubblico sia che si tratti di qualcosa di privato come un diario. Nel primo caso però propone determinate problematiche sulle quali è un bene soffermarsi un attimo. Partendo dall'assunto che vomitare insulti e sproloqui sui social è qualcosa di evidentemente sbagliato e da evitare, ci sono diverse trappole nelle quali è facile cadere quando si scrive pensando ad un pubblico. Uno dei più comuni è l'autocompiacimento che porta quasi a scrivere tanto per farlo, con una prolissità smisurata che ha un ottimo termine di paragone nell'oratore che ammorba l'uditorio con degli interminabili monologhi. Nel caso dell'oratore è più difficile per il pubblico sottrarsi, solitamente si scivola via usando il passo del granchio o del gambero, e mai in gruppo. Nel caso dello scrittore prolisso è molto più semplice: basta smettere di leggere.
E allora come fare per tenere incollato il lettore? Uno dei trucchi principali sta nel tenerlo sul filo del rasoio, come nella tradizione del romanzo giallo. Perché così gli rimane sempre la curiosità di vedere dove si vuole andare a parare, posto ovviamente che l'argomento in questione lo interessi. Rimane però un problema grande, forse il problema per antonomasia, quello conosciuto come muro di testo o wall of text (da cui l'acronimo WOT, con il quale viene spesso indicato). Si tratta di quel vero e proprio muro di parole, un blocco granitico senza via d'uscita che riesce a scoraggiare anche il lettore più accanito.
Ho già trattato in un articolo precedente sui suggerimenti per la composizione di un articolo, tra cui anche le scappatoie per evitare di creare un WOT, che in quel caso sono sostanzialmente dei trucchi di stile, come l'inserimento di immagini che spezzino un po' il testo e l'utilizzo di frasi brevi e frequenti a capo. Sostanzialmente si tratta di qualcosa di simile al romanzo con capitoli di poche pagine rispetto al romanzo con capitoli lunghi o addirittura completamente privo degli stessi.
Il problema principale del WOT non sta nello stile di scrittura, perché la scrittura può essere molto scorrevole e godibile alla lettura, ma sta principalmente nel come si presenta graficamente. In altre parole bisogna pensare ad una pagina come un quadro o un disegno, nella quale le parole altro non sono che i tratti di pennello o matita. Il che, in buona sostanza, è un bel rompicapo per chi scrive, che non solo deve curare il contenuto di quanto scrive e la sua forma (cioè la correttezza grammaticale in primo luogo), ma anche l'aspetto, che per quanto marginale rischia di inficiare tutto il resto. Un articolo ben scritto che tratta in maniera ottimale un argomento interessante diventa infatti inutile se per la forma in cui è presentato non viene letto da nessuno.
È importante dire, arrivati a questo punto, che una vera soluzione per questo problema, ammesso che ci sia, io non ce l'ho. Insomma, oltre a curare l'argomento in oggetto e la forma scritta, curando molto l'ortografia, in maniera particolare la punteggiatura, non trovo suggerimenti di sorta. A parte la cura del disegno di cui parlavo in precedenza, l'uso di frasi il più semplice possibile, senza periodi troppo complessi. Perché uno scritto ricco di subordinate riesce meno leggibile, specialmente se si utilizza un registro troppo elevato. A prescindere dal pubblico al quale ci si rivolge, è preferibile sempre utilizzare un registro semplice, in modo che riesca accessibile a tutti, anche a chi non è direttamente pensato come destinatario.
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