Per ingannar la bestia

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Morris
view post Posted on 20/3/2020, 16:14 by: Morris
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Questo articolo parla di cose che sono (o dovrebbero essere)
note a tutti e non contiene nomi. Il perché è spiegato alla fine.


Per ingannar la bestia

Per ingannar la bestia, disegno di copertina della rivista
satirica L'Asino del 13 ottobre 1895, che rappresenta
una caricatura di Francesco Crispi

La vignetta a fianco racconta come già a quell'epoca fosse molto importante una rappresentazione della realtà quanto più edulcorata possibile per il popolo da parte dei governanti. Con la sempre maggiore alfabetizzazione ed una maggiore possibilità per tutti di informarsi, il primo bisogno di chi governa (o comunque di chi aspira a farlo) è quello di controllare i mezzi d'informazione. Esemplare a questo riguardo una citazione dal film del 1941 Quarto potere di Orson Welles:

Lei si preoccupa di quello che pensa la gente? Su questo argomento posso illuminarla, io sono un'autorità su come far pensare la gente. Ci sono i giornali per esempio, sono proprietario di molti giornali da New York a San Francisco.

Nell'epoca delle dittature di stampo fascista in Italia, Germania e Spagna una parte considerevole ricopriva la propaganda, che in sostanza comprendeva anche il controllo dell'informazione. Non che la situazione fosse diversa nei regimi dell'Europa orientale o asiatici, o anche in molte democrazie occidentali. In sostanza, il controllo dell'informazione è sempre stato una potente arma nelle mani di chi detiene il potere.
Con la nascita di grandi gruppi privati dell'informazione si è avuta un'evoluzione a due facce: da una parte un'informazione davvero libera, perché non legata a doppio filo al potere, dall'altra un'informazione manipolabile a proprio uso e consumo. La nascita delle televisioni private poi ha offerto la possibilità di creare dei piccoli macchinari di propaganda al comando di un determinato padrone. Tanto più che ad un certo punto la politica ha smesso di animare le piazze, preferendo i dibattiti delle tribune o dei talk-show in televisione. Con un indubbio vantaggio di chi poteva giovarsi di mezzi propri per tirare maggiore acqua al proprio mulino.
Con l'avvento dei social invece, la problematica si è in un certo senso appiattita. Perché se in pochi potevano permettersi un proprio network televisivo, a tutti è possibile interagire direttamente con il pubblico mediante le diverse reti sociali. Ma il loro potere non è stato subito colto, perché magari a molti faceva paura il confronto diretto, c'era forse troppa impreparazione nell'accesso all'elettorato senza il filtro di un mezzo a senso unico. Con i social si parla all'elettorato, ma succede anche il contrario. E non tutti sono stati pronti. Per questo inizialmente i social venivano usati (e vengono usati tuttora) come delle bacheche virtuali per segnalare appuntamenti o per pubblicare dei veri e propri comunicati.
I primi forse a capire cosa si poteva realizzare con questi nuovi mezzi sono stati quelli che non avevano nulla da perdere. Quelli talmente tanto irrilevanti da poter scommettere l'intera posta in gioco senza timore di perdere granché, ma con la possibilità di guadagnarci moltissimo. Il piano è molto semplice ed ha alla sua base uno studio degli algoritmi della rete. Allo stesso modo in cui un motore di ricerca analizza la rete per restituire dei risultati in tempo reale ed offrire una sorta di classifica di quei risultati mostrando alcuni prima di altri, così c'è chi ha pensato di realizzare un sistema che consentisse di cercare quali fossero i temi caldi del momento. Il tutto è partito probabilmente dal social Twitter, che di per sé offre già la lista dei trend topic, quindi è stato facile intercettare l'andamento, cogliendo soprattutto (e questa era la parte più difficile) la direzione del vento, per spiegare le vele in quel verso. In soldoni si tratta di dire la propria opinione su ogni cosa, che sia il festival di Sanremo o la pubblicità dei pannolini.
Inoltre a fare il proprio gioco sono anche coloro che hanno opinioni diverse, per non dire opposte. Per questo viene rispolverata la vecchia tattica del troll nei forum di discussione, con l'utilizzo di toni volutamente provocatori, tendenti a scatenare una polemica quanto più accesa possibile. Perché il vecchio motto è più che mai valido, che se ne parli male, purché se ne parli. Grazie a questa bestia, come viene definita da alcuni, è possibile riuscire a veicolare le discussioni, spingendo l'acceleratore sui temi che fanno comodo al proprio orticello. Una tattica che finora ha dimostrato di funzionare, perché teoricamente inattaccabile, consentendo a più di un movimento, in origine decisamente marginale, di ottenere un consenso notevole ed assolutamente insperato.
Tuttavia esiste il modo per svelare l'inganno, in particolare quando ormai si conosce il trucco. Per combattere il troll del forum di discussione non servivano i poteri specifici di amministratori e moderatori. Perché cacciarlo via utilizzando i vari tipi di ban dalla piattaforma si rivelava in molti casi assolutamente inutile. L'unico rimedio che si è rivelato efficace e duraturo è stato quello di ignorarlo. Il troll ignorato non faceva passare troppo tempo e andava via da solo. Da qui è nata la massima del don't feed the troll (non nutrire il troll), applicabile senza dubbio anche alle campagne social spregiudicate. Per ingannar la bestia infatti non c'è modo migliore che ignorarla completamente, senza aprire alcun tipo di contraddittorio. Venuta a mancare la visibilità acquisita con tale metodo infatti, ci sarebbe bisogno di proposte serie e di temi politici efficaci. Ma dato che rappresentano il nulla assoluto, non potendo dire la propria su ogni cosa ottenendo un risalto, non sarebbero nemmeno in grado di proporre qualcosa di concreto. Ed è per questo che, ignorandoli, finiranno presto nel dimenticatoio.

Edited by Morris - 27/3/2020, 11:53
 
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