Alla ricerca della balena bianca

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Morris
view post Posted on 20/9/2019, 15:33 by: Morris
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In quella che giornalisticamente parlando viene definita la Prima Repubblica, balena bianca era il soprannome del partito di maggioranza relativa, la Democrazia Cristiana, che ha guidato i governi dal 1946 al 1992 (anno in cui venne travolta dall'inchiesta Tangentopoli, che ne sancì di fatto la fine). Nel corso del tempo si sono susseguiti governi monocolore o alleanze con le forze moderate sia di destra che di sinistra, ma nei fatti la DC ha mantenuto il potere ininterrottamente per 46 anni, anche nei quattro anni in cui alla guida di due governi fu il socialista Bettino Craxi. Con la dissoluzione di quel grande partito di massa capace di raccogliere ben oltre un terzo dell'elettorato, complice anche il cambio di sistema elettorale con il passaggio al maggioritario, lo schema si è assestato su un bipolarismo che ha anche sfavorito la rinascita di un grande centro capace di fare l'ago della bilancia, con la nascita di tante piccole formazioni che si aggregavano di volta in volta alla coalizione di centrosinistra o a quella di centrodestra. Il cambio di sistema elettorale del 2005, con ritorno al proporzionale, ha comportato di fatto la fine del bipolarismo, ha favorito l'ascesa del Movimento 5 stelle che si è attestato come terzo polo, ed ha creato una situazione di sostanziale ingovernabilità, dal momento che dai risultati delle urne non è mai uscito un vincitore assoluto, ma si è dovuti ricorrere sempre ad alleanze di legislatura.
Nel contesto attuale ci troviamo con una formazione di sinistra sostanzialmente ridotta all'osso a causa dell'estrema frammentazione; un partito di centrosinistra, il Partito Democratico, ai minimi storici in termini di consensi e di popolarità; il Movimento 5 stelle che ha dissipato in un anno e mezzo il grande consenso ottenuto alle ultime elezioni; un partito di centrodestra, Forza Italia, ridotto quasi al lumicino e con diversi progetti di scissione in fieri; la Lega, che da movimento regionalista si è riscoperta ultranazionalista e xenofoba; un partito di destra, Fratelli d'Italia, che in parte cerca di seguire le orme dell'ascesa leghista su temi caldi quali l'immigrazione e la sicurezza ed in parte si richiama ai connotati storici delle formazioni di destra del passato.
In questo contesto si inserisce il nuovo movimento creato da Matteo Renzi, ex segretario del PD, che con il suo Italia Viva cerca in qualche modo di raggruppare le formazioni di centro per cercare di creare un grosso punto di riferimento in mezzo che, almeno nelle intenzioni iniziali, guardi ad un'eventuale alleanza con le forze alla sua sinistra. Ad aderire alla nuova formazione ci sono sì i fedelissimi, ma non tutti, visto che la maggior parte hanno deciso di non seguire il loro capitano nella nuova avventura (bisogna ricordare che le liste elettorali del PD sono state compilate dall'allora segretario Renzi, quindi tutti i parlamentari attuali sono stati scelti da lui). La mossa che sembrerebbe in qualche modo intempestiva, visto che è successo tutto subito dopo il varo del nuovo governo, ha in realtà diversi perché e nasce in primo piano da una grande scommessa nella quale Renzi ha puntato tutto. Dal momento che il PD soffre tantissimo la propaganda avversa delle fazioni opposte (sia centrodestra che gli attuali alleati M5S) dopo i travagliati governi della scorsa legislatura (ad onor del vero bisogna anche dire che è il bersaglio preferito delle fake news), così come lo stesso Renzi, e dato che per quest'ultimo le porte della leadership futura del partito sembravano ormai chiuse, ha tentato la sorte lanciando un nuovo movimento che potesse raccogliere le schiere di democratici delusi, migranti verso l'astensione o verso i 5 stelle, e che potesse strizzare l'occhio ai vecchi elettori di centrosinistra confluiti nel M5S ed ai moderati di centrodestra, ormai stanchi dell'offerta berlusconiana (in perenne discesa) e non totalmente convinti della nuova svolta a destra del polo dei moderati, sotto la spinta del populismo leghista.
La mossa di Renzi altro non è che un tentativo di ricostruire (almeno in parte) la balena bianca, dal momento che in questo periodo storico nella politica italiana non c'è un forte aggregatore di consensi al centro e soprattutto i partiti moderati delle due parti, PD e Forza Italia, soffrono di una profonda crisi e possono pensare ad arginare le perdite piuttosto che a conquistare nuovi elettori. La tempistica sembrerebbe quindi corretta, ma una tale mossa dal crollo della DC l'hanno provata in molti, fallendo però miseramente. Certo, la cosa non era semplice al tempo del bipolarismo, ma soprattutto finora ci si erano cimentati solo politici (con rispetto parlando) di seconda linea, nessuno con un passato da Presidente del Consiglio o con una schiacciante vittoria elettorale alle spalle (il 40,8 preso dal PD alle Elezioni Europee del 2014). Ciò nonostante la scommessa di Renzi è un all in sulla sua carriera politica, laddove dovesse fallire non ci sarebbe alcuno spazio per un ripescaggio, anche perché i primi a gettarlo a mare sarebbero proprio gli ex compagni di partito. Nel caso in cui dovesse invece riuscire nel difficile intento, si sarebbe assicurato le sorti del governo per un lungo periodo, puntando magari in un futuro neanche troppo lontano a qualche alta carica istituzionale, mentre nelle acque del Parlamento italiano tornerebbe a galleggiare una balena in grado di reggere il potere per un altro mezzo secolo.
 
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